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Le accuse di Giulio Lolli: torture e omicidi nella prigione di Mitiga
Giulio Lolli, imprenditore riminese noto per le vicende legate alla Rimini Yacht e soprannominato ‘Il Pirata’, ha rilasciato una nota attraverso il suo avvocato, Claudia Serafini, esprimendo forte indignazione per la scarcerazione di Almasri Osama Najeen, un comandante della milizia libica Al-Rada. Lolli, attualmente detenuto nel carcere di Bologna, ha dichiarato di essere stato rinchiuso nella prigione di Mitiga, in Libia, dal 28 ottobre 2017 al 1 dicembre 2019, dove avrebbe subito e assistito a torture e omicidi. Lolli, che in passato aveva preso parte alle rivolte contro Gheddafi, era stato arrestato in Libia con l’accusa di terrorismo, accusa da cui è stato poi assolto in via definitiva in Italia. Durante la sua detenzione, ha affermato di aver subito trattamenti disumani e di essere stato testimone oculare di due omicidi commessi da membri della milizia Al-Rada, uno dei quali, secondo Lolli, perpetrato dallo stesso Almasri.
Dettagli sulle torture subite e assistite
Nella sua nota, Lolli ha fornito dettagli cruenti sulle torture a cui ha affermato di aver assistito e di aver subito personalmente. Ha raccontato di pestaggi brutali inflitti con bastoni di gomma e calci di AK47, e di colpi d’arma da fuoco sparati alle ginocchia dei prigionieri, in due casi per mano di Almasri, con l’intento di dare l’esempio. Lolli ha descritto come veniva ripetutamente inserito in una bara di ferro verticale per ore, una forma di tortura utilizzata quando non rispondeva adeguatamente alle domande di Osama Najeen e di altri ufficiali della milizia. Lolli ha dichiarato di aver già testimoniato nel 2023 davanti alla Procura della Corte penale internazionale e di essere pronto a fornire ulteriori chiarimenti.
L’indignazione per la scarcerazione di Almasri e il ruolo dell’Aise
Lolli ha espresso la sua profonda indignazione per la scarcerazione di Almasri Osama Najeen, definendolo un “criminale di tale caratura”. Ha inoltre sottolineato come Almasri sia stato riaccompagnato in Libia con un aereo Falcon dell’Aise, lo stesso velivolo con cui lui stesso era stato condotto da Tripoli a Roma dopo essere stato consegnato ai servizi segreti italiani dallo stesso Almasri. Questa circostanza ha alimentato ulteriormente la sua rabbia e il suo senso di ingiustizia, in quanto vede un trattamento privilegiato per un individuo che accusa di gravi crimini.
Considerazioni sulla vicenda
La vicenda di Giulio Lolli solleva questioni importanti sulla gestione dei prigionieri in contesti di conflitto e sulla responsabilità delle istituzioni nel garantire il rispetto dei diritti umani. Le accuse di torture e omicidi mosse da Lolli, se confermate, getterebbero un’ombra ancora più cupa sulle operazioni delle milizie in Libia e sulla complicità di alcuni attori internazionali. La scarcerazione di Almasri, nonostante le gravi accuse, evidenzia la complessità delle dinamiche geopolitiche e l’importanza di un’indagine approfondita e trasparente sui fatti denunciati da Lolli. La testimonianza di Lolli, con i dettagli cruenti e personali, mette in luce una realtà spesso nascosta dietro le cronache di conflitti e prigionia, invitando a una riflessione più profonda sull’impatto umano di tali eventi.