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La repressione dell’avvocatura in Bielorussia
Un quadro allarmante della situazione in Bielorussia è emerso durante un convegno tenutosi a Torino in occasione della Giornata mondiale dell’Avvocato in pericolo. Simona Grabbi, presidente dell’Ordine degli avvocati di Torino, ha sottolineato come la repressione del dissenso nel paese colpisca in prima istanza gli avvocati, considerati un baluardo della legalità e della difesa dei diritti. Secondo le informazioni raccolte, sei avvocati si trovano attualmente in carcere, mentre un centinaio sono stati radiati dall’albo. Tuttavia, i dati ufficiali non tengono conto di coloro che, per sfuggire alle persecuzioni, hanno scelto di abbandonare volontariamente la professione, un fenomeno che desta ulteriori preoccupazioni.
Controllo governativo e persecuzione dei magistrati
La situazione in Bielorussia è resa ancora più critica dal controllo esercitato dal Ministero della Giustizia sugli ordini forensi. La Grabbi ha evidenziato come anche i magistrati siano oggetto di persecuzione. I giudici, nominati direttamente dal potere esecutivo, rischiano la revoca del loro incarico se emettono sentenze non gradite al governo, compromettendo così l’indipendenza della magistratura e il principio di separazione dei poteri.
Le testimonianze delle avvocate bielorusse
Due avvocate bielorusse, Maria Kolesava-Hudzilina e Anna Matsiyeuskaya, hanno portato la loro toccante testimonianza al convegno di Torino. Entrambe sono state perseguitate in contumacia dalle autorità del loro paese con accuse di “terrorismo” e “comportamenti antigovernativi” per il loro impegno nella difesa dei diritti civili e nell’assistenza ai rifugiati. Le avvocate hanno rivelato un dettaglio sconcertante: gli avvocati condannati sono obbligati a indossare una “targhetta gialla” sui vestiti, un simbolo di discriminazione che richiama le politiche naziste nei confronti degli ebrei.
La solidarietà internazionale come segno di speranza
Nonostante il clima di oppressione, le avvocate bielorusse hanno espresso gratitudine per la solidarietà ricevuta a livello internazionale. Hanno sottolineato come manifestazioni come quella di Torino rappresentino un segnale di speranza e di supporto per chi lotta per la giustizia e la libertà in Bielorussia. Un messaggio di una collega in prigione, citato durante il convegno, ha ribadito che “dopo l’oscurità tornerà il sole”, un inno alla resilienza e alla speranza nel futuro.
La marcia degli avvocati a Torino
Il convegno è stato preceduto da una marcia degli avvocati, che hanno sfilato con le toghe indosso nel Palazzo di giustizia di Torino. L’iniziativa ha visto la partecipazione di figure istituzionali di rilievo, tra cui il presidente della Corte d’Appello, Edoardo Barelli Innocenti, il procuratore generale, Lucia Musti, il presidente del tribunale, Modestino Villani, e il procuratore Giovanni Bombardieri, a dimostrazione della solidarietà e della condivisione della preoccupazione per la situazione in Bielorussia.
Riflessioni sulla repressione del dissenso
La vicenda della Bielorussia è un monito sulla fragilità dello stato di diritto e sull’importanza di tutelare l’indipendenza della magistratura e dell’avvocatura. La repressione del dissenso, come dimostra questo caso, non si limita a colpire i manifestanti o gli attivisti, ma si estende anche a coloro che, per professione, difendono i diritti fondamentali. La solidarietà internazionale e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sono strumenti essenziali per contrastare l’oppressione e promuovere la giustizia in ogni angolo del mondo. La testimonianza delle avvocate bielorusse è un appello alla responsabilità e all’azione per difendere i valori della democrazia e della libertà.