Aggressione e nuove misure restrittive
Felice Maniero, noto come ‘Faccia d’Angelo’ e un tempo figura di spicco della Mala del Brenta, è tornato al centro delle cronache giudiziarie. L’ex boss è stato denunciato per aver aggredito fisicamente una donna, sua familiare, con schiaffi e pugni. In seguito a questa denuncia, i giudici hanno imposto a Maniero il divieto di avvicinamento alla vittima e l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico per monitorare i suoi spostamenti. Questo nuovo episodio di violenza ha riportato l’attenzione sulla sua condotta, nonostante la protezione offerta dal programma di protezione testimoni.
Il passato di Felice Maniero e la sua nuova identità
Felice Maniero, 70 anni, è stato un personaggio chiave nella storia della criminalità italiana. La sua collaborazione con la giustizia, attraverso confessioni dettagliate, ha portato allo smantellamento della Mala del Brenta, l’organizzazione criminale che guidava. Dopo aver fornito queste informazioni cruciali, Maniero ha ottenuto una nuova identità e vive in un luogo segreto sotto protezione. Nonostante questo, sembra che il suo passato di violenza e aggressività non sia del tutto sopito, come dimostra l’ultima denuncia.
Precedenti penali e condanne
L’aggressione di cui è accusato Maniero non è un episodio isolato. Nel 2023, l’ex boss aveva terminato di scontare una condanna a 4 anni per maltrattamenti, in seguito a una denuncia presentata dalla sua compagna, Marta Bisello. Questo precedente solleva interrogativi sulla sua capacità di reinserirsi nella società e di mantenere una condotta pacifica e rispettosa. La recidività di Maniero nel commettere atti di violenza desta preoccupazione e pone interrogativi sull’efficacia dei programmi di protezione e riabilitazione.
Riflessioni sulla recidività e la giustizia
La vicenda di Felice Maniero solleva importanti questioni sulla recidività e sull’efficacia delle misure di protezione e riabilitazione per gli ex criminali. Nonostante la sua collaborazione con la giustizia e la nuova identità, Maniero sembra incapace di abbandonare comportamenti violenti. Questo caso ci ricorda che la giustizia non si limita alla punizione, ma deve anche considerare il percorso di recupero e reinserimento nella società, spesso complesso e non sempre efficace. È fondamentale riflettere sulle dinamiche che portano alla violenza e trovare soluzioni che vadano oltre le mere misure restrittive.