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La sentenza della Corte Costituzionale
La Corte Costituzionale, con la sentenza numero 3 depositata in data odierna, ha sancito l’illegittimità costituzionale degli articoli 9, terzo comma, della legge 17 febbraio 1968, numero 108 e 2, comma 6, del Codice dell’amministrazione digitale. La decisione si basa sulla constatazione che tali norme, nella parte in cui non consentono agli elettori impossibilitati a firmare autografamente, per grave impedimento fisico o perché aventi diritto al voto domiciliare, di sottoscrivere una lista di candidati tramite firma digitale, violano il principio di dignità umana.
Il superamento di un sistema obsoleto
La Corte ha evidenziato come il sistema attuale, che prevede la dichiarazione verbale di sostegno alla lista di candidati, resa in presenza di due testimoni e di un pubblico ufficiale, sia inadeguato e obsoleto. Tale procedura, risalente a un’epoca in cui la firma digitale non esisteva, impone ai soggetti con disabilità un onere eccessivo: l’obbligo di attivarsi per ottenere la presenza di testimoni e pubblici ufficiali, spesso con costi economici e possibili interferenze sulla propria riservatezza. L’avvento della tecnologia digitale rende anacronistica questa procedura, che invece di facilitare l’esercizio dei diritti civili, crea ostacoli e discriminazioni.
La dignità umana e l’inclusione democratica
La sentenza della Consulta sottolinea un principio fondamentale: la dignità umana è compromessa quando l’ordinamento giuridico stesso trasforma, attraverso divieti o previsioni, una persona in “inabile” e bisognosa di assistenza, nonostante questa sia in grado di agire autonomamente. La preclusione all’uso della firma digitale per le persone con disabilità rappresenta un paradosso: l’ordinamento, anziché rimuovere gli ostacoli alla piena partecipazione politica, ne crea di nuovi, imponendo un aggravio non necessario e sproporzionato. La Corte ha ribadito che l’autenticità e la genuinità della sottoscrizione di una lista di candidati possono essere verificate altrettanto efficacemente attraverso la firma digitale, garantendo così l’effettiva inclusione di tutti i cittadini nella vita democratica.
Il ruolo del Tribunale di Civitavecchia e dell’Associazione Luca Coscioni
La questione di legittimità costituzionale è stata sollevata dal Tribunale di Civitavecchia, che ha accolto le istanze di un cittadino impossibilitato a firmare autografamente. L’Associazione Luca Coscioni, da sempre impegnata nella tutela dei diritti delle persone con disabilità, ha sostenuto attivamente la causa, evidenziando l’importanza di rimuovere le barriere che impediscono l’esercizio dei diritti civili e politici. La sentenza della Corte Costituzionale rappresenta una vittoria per la giustizia e l’inclusione, aprendo la strada a una maggiore partecipazione democratica per tutti i cittadini.
Un passo avanti verso un’inclusione reale
La sentenza della Corte Costituzionale rappresenta un importante passo avanti verso una società più inclusiva e rispettosa della dignità di ogni individuo. La decisione non si limita a correggere un’anomalia legislativa, ma afferma un principio fondamentale: la legge deve rimuovere gli ostacoli alla piena partecipazione alla vita civile e politica, non crearne di nuovi. L’uso della firma digitale per le persone con disabilità è un esempio concreto di come la tecnologia possa essere al servizio dell’inclusione e della democrazia, superando le barriere del passato e aprendo la strada a un futuro in cui tutti i cittadini possano esercitare i propri diritti in modo autonomo e dignitoso. È fondamentale che il legislatore si adegui rapidamente a questa sentenza, implementando le necessarie modifiche normative per garantire che la firma digitale diventi uno strumento accessibile a tutti.