Un viaggio nel cuore dell’orrore attraverso gli occhi di un bambino
Dal 27 gennaio, RaiPlay Sound offrirà un’esperienza di ascolto unica e profondamente toccante con il lancio del podcast originale “Qui non ci sono bambini”. Questa serie di sei episodi si basa sui testi tratti dai libri ‘Qui non ci sono bambini’ e ‘Il ragazzo che disegnò Auschwitz’ di Thomas Geve, un bambino che ha vissuto l’orrore della deportazione ad Auschwitz. La particolarità di questa narrazione risiede nella prospettiva di Thomas, che, con la sua giovane età, ha saputo osservare e documentare la realtà del campo di concentramento con una lucidità disarmante. Era poco più di un bambino quando venne internato, in un’età cruciale per la formazione della sua identità e per la sua comprensione del mondo.
Il podcast ci immerge in un contesto storico devastante, narrando la storia di un bambino che, nonostante la prigionia e le sofferenze indicibili, non ha mai perso la sua umanità. Thomas Geve, attraverso i suoi disegni e le sue memorie, ci offre una testimonianza diretta e potente dell’esperienza nel campo di concentramento, permettendoci di confrontarci con una realtà che non deve mai essere dimenticata.
I disegni di Thomas: un atto di resistenza e speranza
Nel giorno della liberazione, nell’aprile del 1945, Thomas Geve, nonostante la debilitazione fisica, trovò la forza di fissare su carta le atrocità che aveva vissuto. Utilizzando il retro dei formulari delle SS, creò 79 disegni che costituiscono una testimonianza visiva di inestimabile valore. Questi disegni non sono semplici rappresentazioni della vita nel campo, ma veri e propri atti di resistenza. Con le uniche armi a sua disposizione – la curiosità, la speranza e alcune matite colorate – Thomas ha affrontato il male assoluto, trasformando l’orrore in un linguaggio universale di denuncia e di speranza.
I disegni di Thomas non sono solo una documentazione storica, ma anche un’espressione profonda della resilienza umana. Attraverso le sue opere, possiamo cogliere la sua prospettiva di bambino, che pur immerso nell’orrore, non ha mai perso la capacità di vedere il mondo con curiosità e di sperare in un futuro migliore.
Un monito per il presente: l’eco di Auschwitz nel nostro tempo
La testimonianza di Thomas Geve va oltre il semplice racconto di un evento storico. Le sue memorie e i suoi disegni, realizzati nei giorni immediatamente successivi alla liberazione nel blocco 29, sono un monito per il presente. La semplicità con cui descrive la vita quotidiana nel campo, le regole assurde, l’organizzazione delle atrocità, ma anche i rapporti di solidarietà e amicizia tra i giovani prigionieri, sono elementi che ci aiutano a riflettere su quanto accaduto e sulle implicazioni che ancora oggi ci riguardano.
I silenzi che accompagnano il racconto di Thomas risuonano con gli echi di altre brutalità accadute prima e dopo di allora, in tanti altri luoghi del mondo. Ci interrogano su come sia possibile che la tragedia di Auschwitz non sia stata l’ultima, e che l’umanità non abbia imparato dalle proprie atrocità. Ascoltare questa storia significa non solo ricordare un passato che non si può dimenticare, ma anche trovare gli strumenti e la consapevolezza per interpretare il nostro presente e per costruire un futuro più giusto e umano.
Un’eredità di memoria e speranza
Il podcast “Qui non ci sono bambini” si presenta come un’opera di grande valore culturale e umano. La scelta di dare voce alla testimonianza di Thomas Geve attraverso il medium del podcast è particolarmente efficace, poiché permette di avvicinare le nuove generazioni a una storia complessa e dolorosa in modo accessibile e coinvolgente. La narrazione, arricchita dai disegni e dalle memorie del protagonista, offre una prospettiva unica sull’esperienza della Shoah, invitandoci a riflettere sul significato della memoria e sulla necessità di imparare dal passato per costruire un futuro migliore. Questo podcast non è solo un’opera di commemorazione, ma un vero e proprio strumento di educazione e di sensibilizzazione, che ci ricorda l’importanza di coltivare la speranza e di lottare contro ogni forma di ingiustizia.