Il racconto straziante della madre
Durante l’udienza presso la prima Corte d’Assise di Roma, Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, ha offerto una testimonianza toccante e dolorosa riguardo al riconoscimento del corpo del figlio. “Quando ho dovuto riconoscere il corpo di Giulio ho potuto vedere solo il suo viso: ho visto la brutalità, la bestialità, sul corpo di nostro figlio”, ha dichiarato con voce ferma ma carica di emozione. La madre ha proseguito descrivendo come il corpo di Giulio fosse coperto da un telo, e come le fosse stato impedito di vedere i piedi del figlio, con la giustificazione che “suo figlio è un martire”. È stato in quel momento, ha spiegato, che ha compreso la verità sulle torture subite dal figlio.
Il processo ai 007 egiziani
La testimonianza di Paola Deffendi si inserisce nel contesto del processo che vede imputati quattro agenti dei servizi segreti egiziani, accusati del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni. Il ricercatore friulano, scomparso al Cairo nel gennaio 2016, fu ritrovato senza vita con segni evidenti di tortura. Il processo rappresenta un momento cruciale nella ricerca di giustizia per Giulio e la sua famiglia, e la testimonianza della madre aggiunge un ulteriore tassello di verità e dolore alla vicenda.
Dettagli agghiaccianti
Il racconto della signora Deffendi ha rivelato dettagli agghiaccianti sulle condizioni del corpo di Giulio, confermando la brutalità delle torture subite. La sua richiesta di vedere i piedi del figlio, negata con una motivazione che suonava quasi come una beffa, sottolinea l’indifferenza e la mancanza di rispetto mostrate dalle autorità egiziane. La sua testimonianza, oltre a fornire un quadro più chiaro della violenza subita da Giulio, ha riacceso la fiamma della ricerca di giustizia, che la famiglia non ha mai smesso di perseguire.
La ricerca della verità
La famiglia Regeni, sin dal ritrovamento del corpo di Giulio, ha sempre chiesto con forza la verità sull’accaduto e la punizione dei responsabili. La testimonianza di Paola Deffendi è un atto di coraggio e di determinazione, che non solo onora la memoria del figlio, ma che continua a tenere alta l’attenzione internazionale sul caso. La sua lotta è diventata un simbolo della battaglia per la giustizia e contro l’impunità, un monito per tutti coloro che cercano la verità in vicende oscure e complesse.
Una ferita aperta per l’Italia
La testimonianza di Paola Deffendi è un pugno nello stomaco per l’Italia e per tutti coloro che credono nella giustizia e nel rispetto dei diritti umani. La brutalità con cui è stato trattato Giulio Regeni, un giovane ricercatore che cercava solo di comprendere meglio il mondo, è inaccettabile. La sua storia è un monito costante sulla necessità di non abbassare mai la guardia di fronte alle ingiustizie e di continuare a lottare per la verità e la giustizia, anche quando le difficoltà sembrano insormontabili. La vicenda di Giulio Regeni è una ferita aperta per l’Italia, che non potrà rimarginarsi fino a quando tutti i responsabili non saranno stati chiamati a rispondere delle loro azioni.