La Testimonianza di Mirko Berti: Una Vita Sconvolta
“Al momento dell’incendio, ero appena uscito e mi chiamò un vicino di casa dicendo di tornare. Dopo pochi minuti, l’edificio era già avvolto dalle fiamme. Il mio appartamento era distrutto ed è andato perduto tutto quello che avevo”, ha ricordato Mirko Berti, proprietario di una delle abitazioni della Torre dei Moro di Milano, durante la sua toccante testimonianza al processo per disastro colposo. Berti, che abitava al sedicesimo piano, ha descritto la rapidità con cui il fuoco ha consumato l’edificio, lasciandolo senza nulla. L’appartamento, acquistato nel 2010 per circa 600mila euro, è stato completamente distrutto, e con esso tutti i suoi averi.”Dopo l’incendio, i costruttori non si sono mai resi disponibili per un colloquio, si sono subito trincerati nel silenzio”, ha continuato Berti, sottolineando il profondo senso di abbandono e frustrazione provato dai residenti. “Siamo vittime di una situazione che ha sconvolto la nostra vita, che ci ha portato via non solo cose materiali. Abbiamo avuto danni enormi, anche lavorativi. È stato difficile ripartire. Ancora oggi vado a casa e cerco cose che non ho più”. Le parole di Berti hanno dipinto un quadro vivido della devastazione emotiva e materiale causata dall’incendio, un trauma che continua a pesare sulla vita dei residenti.
Materiali Infiammabili e Mancanza di Prevenzione
Il processo ha portato alla luce dettagli inquietanti sui materiali utilizzati nella costruzione della torre. Berti ha menzionato i pannelli Larson, prodotti dall’azienda spagnola Alucoil, usati nelle facciate “a vela”. Secondo le indagini della pm Marina Petruzzella, questi pannelli erano “altamente infiammabili”. “Ci avevano detto che erano autopulenti”, ha spiegato Berti, “e invece, dopo qualche tempo, erano diventati grigi. Si potevano lavare con panni bagnati e strizzati, solo che non funzionava e anzi la situazione peggiorava”. Questa testimonianza mette in discussione le promesse fatte ai residenti riguardo alla sicurezza e alla manutenzione dell’edificio.L’architetto Roberto Maccabruni, consulente della Procura, ha aggiunto ulteriori dettagli allarmanti. Ha affermato che “inizialmente la torre prevedeva materiali in fibrocemento”. Tuttavia, una volta cambiato il materiale, “il progetto antincendio prevedeva solo una nuda e cruda sezione in cui la facciata non si vedeva proprio”. Questa mancanza di attenzione alla sicurezza antincendio nella fase di progettazione è stata evidenziata come una grave negligenza che potrebbe aver contribuito alla rapida propagazione delle fiamme.
L’Innesco dell’Incendio e la Trasformazione in “Torcia”
L’inchiesta ha stabilito che l’incendio è partito da uno dei balconi del palazzo a causa di una sigaretta accesa. Questa scintilla, apparentemente innocua, ha innescato una catena di eventi che ha trasformato il grattacielo in una “torcia”, come descritto dagli inquirenti. La velocità con cui le fiamme si sono propagate ha evidenziato la pericolosità dei materiali utilizzati e la mancanza di adeguate misure di prevenzione antincendio. La tragedia della Torre dei Moro non è stata solo un incidente, ma il risultato di una combinazione di fattori: materiali infiammabili, negligenza nella progettazione e una scintilla fatale.
Riflessioni sulla Sicurezza e la Responsabilità
La vicenda della Torre dei Moro solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza delle costruzioni moderne e sulla responsabilità delle aziende e dei professionisti coinvolti. È fondamentale che le indagini facciano piena luce sulle cause dell’incendio e sulle responsabilità, non solo per rendere giustizia alle vittime, ma anche per prevenire future tragedie. La sicurezza degli edifici non può essere compromessa da logiche di risparmio o negligenza; è necessario un approccio rigoroso e trasparente nella scelta dei materiali e nella progettazione antincendio. La testimonianza di Mirko Berti e le rivelazioni dell’architetto Maccabruni sono un monito per l’intera comunità: la sicurezza non è un optional, ma un diritto fondamentale.