Il Barocco conquista Ravenna e l’Italia
Dopo la recente Trilogia d’Autunno dedicata a Monteverdi e Purcell, e il Tamerlano di Vivaldi dell’anno precedente, il Teatro Alighieri di Ravenna continua a puntare con successo sull’opera barocca. L’ultima produzione, il Giulio Cesare di Haendel, ha registrato un’accoglienza entusiasta, con sale sempre esaurite. Questo fenomeno, che vede il barocco protagonista, si sta diffondendo in tutta Italia, come dimostrano l’Orontea di Antonio Cesti alla Scala e il successo di Vivaldi nelle stagioni d’opera ferraresi. La produzione ravennate, inoltre, è una coproduzione allargata che toccherà anche Modena, Piacenza, Reggio Emilia, Lucca e Bolzano, confermando l’interesse crescente per questo genere.
Uno spettacolo sontuoso e ricco di simbolismi
La messa in scena, curata dalla regista Chiara Muti e dallo scenografo Alessandro Camera, è un omaggio ai grandi maestri del barocco come Pier Luigi Pizzi e Hugo De Ana. Il palcoscenico dell’Alighieri è stato dominato da un’enorme testa, forse quella mozzata di Pompeo, che si scomponeva e moltiplicava attraverso un gioco di specchi, creando un effetto suggestivo. Il mare, volutamente finto con teli e luci, ha evocato i mondi onirici di Federico Fellini, mentre una maschera/testa d’asino ha richiamato il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare. La regista ha descritto lo spettacolo come una rappresentazione dalla “dimensione simbolico evocativa”, in cui ogni elemento contribuisce a creare un’atmosfera unica e coinvolgente.
L’eccellenza musicale dell’Accademia Bizantina
La parte musicale dello spettacolo ha raggiunto l’apice con Ottavio Dantone e la sua Accademia Bizantina. L’orchestra ha brillato per la sua vivacità e precisione, con menzioni speciali per Gregorio Carraro al flautino e Daniele Bolzonella al corno. La direzione di Dantone è stata energica e solare, guidando l’orchestra in un’interpretazione impeccabile della partitura di Haendel. Il cast vocale, composto da ben otto cantanti, ha visto la prevalenza di controtenori, una tessitura vocale sempre più popolare che ha sostituito quella dei castrati e dei contralti.
Le voci che hanno conquistato il pubblico
Raffaele Pe, nel ruolo di Giulio Cesare, ha faticato inizialmente ma ha poi offerto una buona interpretazione. Federico Fiorio nel ruolo di Sesto e Filippo Mineccia come Tolomeo hanno entrambi convinto il pubblico. Tuttavia, le voci che hanno raccolto i maggiori consensi sono state quelle del soprano Marie Lys, straordinaria Cleopatra, e del basso Davide Giangregorio, magnifico Achilla. Marie Lys ha incantato il pubblico con l’aria più celebre dell’opera, “Piangerò la sorte mia”, mentre Giangregorio ha interpretato un Achilla a tratti insistente nei suoi corteggiamenti a Cornelia, interpretata da una altrettanto straordinaria Delphine Galou.
Un successo che conferma la rinascita del barocco
Il successo del Giulio Cesare al Teatro Alighieri di Ravenna è un’ulteriore conferma della rinascita dell’interesse per l’opera barocca. La combinazione di una regia innovativa, di una scenografia suggestiva e di un’interpretazione musicale di alto livello ha creato uno spettacolo che ha saputo conquistare il pubblico. La scelta di puntare su produzioni di questo genere, con la partecipazione di artisti di fama internazionale, si sta rivelando vincente, contribuendo a rendere il teatro un importante polo culturale e un punto di riferimento per gli amanti della musica antica.