Trump contro le tasse “extraterritoriali”
Donald Trump ha acceso una nuova miccia nel panorama economico internazionale, minacciando una vera e propria guerra fiscale globale. L’ex presidente, con un’azione che rievoca le tensioni del suo primo mandato, ha ordinato di studiare misure di ritorsione contro quei Paesi che applicano prelievi fiscali considerati “extraterritoriali” sulle multinazionali statunitensi. Questa mossa, come riportato dal Financial Times, arriva in seguito al ritiro degli Stati Uniti dal patto fiscale globale dell’Ocse, un accordo raggiunto lo scorso anno che consentiva ad altri Paesi di imporre tasse aggiuntive sulle grandi aziende a stelle e strisce.
Il precedente della tassa digitale
Durante il suo primo mandato, Trump aveva già mostrato una forte avversione verso iniziative simili, scontrandosi con i leader europei sulla proposta tassa digitale. Questa tassa, pensata per colpire i colossi del web come Google, aveva suscitato forti reazioni da parte dell’amministrazione Trump, che vedeva in essa un attacco diretto agli interessi delle aziende americane. Il nuovo passo di Trump sembra quindi riaprire un fronte di scontro già noto, ma con un potenziale impatto ancora maggiore.
La reazione dell’Europa: una “opportunità” per l’assertività
Di fronte a queste nuove minacce, l’Europa sembra intenzionata a non farsi trovare impreparata. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha definito la presidenza Trump una “grande opportunità” per il continente, sottolineando come essa costringa l’Europa a rispondere con “altrettanta assertività e con tempi estremamente veloci”. Urso ha evidenziato la necessità di una politica industriale europea forte, supportata da una politica commerciale adeguata, per colmare il gap con altri continenti.
Politica energetica e industriale: le chiavi per l’autonomia
Urso ha poi analizzato la strategia statunitense, sottolineando come i dazi siano solo una conseguenza di una politica energetica e industriale ben definita. Gli Stati Uniti, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, hanno puntato all’autonomia energetica e, con l’amministrazione Trump, hanno implementato una politica industriale con risorse significative a sostegno delle imprese che producono nel paese. La politica commerciale, secondo Urso, è quindi il naturale completamento di una politica produttiva solida. In questo contesto, il ministro ha evidenziato come il nucleare di nuova generazione possa garantire all’Europa non solo un costo energetico competitivo, ma anche l’autonomia energetica del continente.
Un confronto inevitabile
La mossa di Trump riapre un dibattito cruciale sulla tassazione delle multinazionali e sulla sovranità fiscale degli Stati. Se da un lato si può comprendere la volontà di proteggere le aziende americane, dall’altro è innegabile che le grandi multinazionali operano in un contesto globale e beneficiano di infrastrutture e servizi offerti da diversi Paesi. Un accordo internazionale sulla tassazione sembra quindi necessario, ma la strada per raggiungerlo si prospetta lunga e complessa. La risposta europea, che sembra orientata verso una maggiore assertività, potrebbe rappresentare un punto di svolta in questo confronto, ma è fondamentale che essa sia accompagnata da una visione chiara e da azioni concrete per garantire la competitività del continente.