L’arresto e la detenzione di Cecilia Sala
Il 19 dicembre, alla vigilia del suo ritorno in Italia, Cecilia Sala, giornalista del Foglio e autrice di podcast per Chora Media, è stata arrestata dai pasdaran a Teheran. La giornalista si trovava in Iran con un regolare visto per raccogliere materiale per il suo podcast “Stories”. La notizia della sua detenzione in isolamento nel carcere di Evin, noto per ospitare dissidenti politici, è stata resa pubblica solo il 27 dicembre.
Nei primi giorni di detenzione, Sala è riuscita a parlare due volte con i suoi genitori, esortandoli a “fare presto”. Ha anche ricevuto una visita di circa mezz’ora dall’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha confermato che la giornalista era in buona salute e detenuta in una cella singola. Tuttavia, Sala ha successivamente riferito alla sua famiglia di dormire a terra senza materasso, con solo una coperta contro il freddo e senza gli occhiali per proteggersi dalla luce accesa della cella.
La notizia della detenzione di Sala ha suscitato una forte mobilitazione in Italia, con l’hashtag #freeCeciliaSala e manifestazioni di solidarietà in tutto il Paese. Tajani ha convocato l’ambasciatore iraniano alla Farnesina, mentre la premier Giorgia Meloni ha organizzato un vertice a Palazzo Chigi.
Il legame con l’uomo dei droni e le trattative diplomatiche
L’arresto di Sala è stato subito collegato a quello di Mohammad Abedini Najafabadi, un cittadino iraniano fermato il 16 dicembre a Malpensa e detenuto nel carcere milanese di Opera su richiesta degli Stati Uniti. Abedini è accusato di aver fornito a Teheran componenti per l’assemblaggio di droni Shahed, utilizzati in un attacco in Giordania che ha causato la morte di tre militari americani.
Le trattative diplomatiche per la liberazione di Sala si sono intensificate, con la premier Meloni che ha incontrato i genitori della giornalista a Palazzo Chigi, assicurando il massimo impegno per il suo rientro in Italia. Il 2 gennaio, Meloni si è recata a Mar-a-Lago per incontrare il presidente eletto Donald Trump, con l’obiettivo di fare pressione sul tycoon per la liberazione di Sala.
L’Iran ha inizialmente escluso che l’arresto di Sala fosse una ritorsione per il fermo di Abedini, affermando che era in corso un’inchiesta sulla giornalista. Tuttavia, la portavoce del governo iraniano, Fatemeh Mohajerani, ha espresso la speranza che il problema di Sala venisse risolto rapidamente.
La liberazione di Cecilia Sala
La liberazione di Cecilia Sala è stata annunciata a sorpresa da Palazzo Chigi. L’aereo che riportava la giornalista in Italia era già decollato da Teheran al momento dell’annuncio.
La notizia della liberazione di Sala ha suscitato un grande sollievo in Italia, con la famiglia, i colleghi e i sostenitori che hanno espresso la loro gioia e gratitudine per il suo ritorno a casa.
Considerazioni personali
La vicenda di Cecilia Sala è un esempio di come il giornalismo possa essere pericoloso, soprattutto quando si tratta di affrontare temi delicati come il conflitto e la politica internazionale. La sua detenzione ha evidenziato l’importanza della diplomazia e del lavoro congiunto tra governi per la protezione dei cittadini all’estero. La liberazione di Sala è un segnale positivo, ma è importante ricordare che molti altri giornalisti sono ancora detenuti in tutto il mondo. È fondamentale continuare a lottare per la libertà di stampa e per la sicurezza dei giornalisti che svolgono un lavoro essenziale per informare il pubblico.