La Storia di Bambino: Violenza e Impunità nel Ventennio
“Bambino”, il nuovo romanzo di Marco Balzano, ci catapulta nell’oscuro mondo dello squadrismo fascista a Trieste durante il Ventennio. Il protagonista, Mattia Gregori, detto Bambino per il suo viso liscio e senza barba, incarna la brutalità e la ferocia di un regime che si fonda sulla violenza e sull’impunità. Bambino, forte della sua divisa e della fama acquisita con la sua spietatezza, si abbandona a ruberie, intimidazioni e abusi sui civili più inermi, in un contesto dove la violenza è la norma e la giustizia è assente. Il romanzo non si limita a descrivere gli orrori del fascismo, ma si addentra nella psicologia di Bambino, esplorando la sua trasformazione da giovane innocente a persecutore spietato. Balzano ci mostra come la violenza e l’impunità, alimentate dal senso di onnipotenza che il branco offre, possono corrompere l’animo umano, allontanando qualsiasi sentimento di umanità e pietà.
La Trieste del Ventennio: Un Crogiolo di Culture e Conflitti
Il romanzo è ambientato a Trieste, una città di confine che durante il Ventennio si ritrovò al centro di un conflitto di culture e identità. Balzano, con la sua consueta sensibilità per i temi del fascismo e dello scontro tra culture, ci presenta una Trieste in cui la convivenza pacifica tra italiani e slavi viene brutalmente interrotta dal regime fascista. L’odio e la discriminazione vengono instillati in Bambino, che diventa un persecutore spietato di coloro che usano la “lingua di merda da vietare”, la lingua slava. Il romanzo ci mostra come il fascismo cercò di cancellare la cultura e l’identità degli slavi, perseguitandoli e costringendoli a rinunciare alla propria lingua e alle proprie tradizioni. Il Narodni Dom, la casa nazionale della cultura slovena a Trieste, incendiato dai fascisti nel 1920, simboleggia la violenza e la discriminazione che il regime fascista inflisse alla popolazione slava.
Un’indagine sulla Psiche del Protagonista e i suoi Conflitti Interiori
“Bambino” non è solo un romanzo storico, ma anche un’indagine profonda sulla psiche del protagonista. Balzano ci presenta un Bambino tormentato da un passato doloroso, un orfano che cerca la madre, di cui non conosce nemmeno il nome, e che è costantemente in conflitto con il padre, un artigiano che si rifiuta di aderire al fascismo. Il rapporto con il padre, un uomo onesto e integerrimo, rappresenta un costante tormento per Bambino, che si ritrova a dover scegliere tra la lealtà verso il padre e la fedeltà al regime. La figura di Gigliola, un amore impossibile per Bambino, aggiunge un ulteriore livello di complessità al suo personaggio, mostrando la sua fragilità e la sua incapacità di trovare la redenzione. Il romanzo ci presenta un Bambino che, pur essendo un persecutore spietato, è anche un uomo tormentato dai suoi demoni interiori, un uomo che si ritrova sempre dalla “parte sbagliata”, consapevole della sua colpa, ma incapace di liberarsi dalla spirale di violenza in cui è intrappolato.
Un’Opera che Ci Interroga sul Passato e sul Presente
“Bambino” è un romanzo che ci pone di fronte a domande importanti sul passato e sul presente. Il fascismo, con la sua violenza e la sua impunità, è un tema che risuona ancora oggi, in un’epoca in cui l’autoritarismo e la discriminazione sono in aumento. Il romanzo di Balzano ci invita a riflettere sul ruolo della memoria e sulla necessità di non dimenticare le brutture del passato, per evitare che si ripetano. La storia di Bambino, con la sua tragica fine, è un monito per tutti noi, un monito a non cedere alla violenza e all’odio, a non perdere la nostra umanità e a combattere per la giustizia e la libertà.
Considerazioni Personali
“Bambino” è un romanzo che mi ha profondamente colpito. Balzano, con la sua scrittura cruda e realistica, ci presenta una realtà storica complessa e dolorosa, ma allo stesso tempo ci offre una profonda riflessione sulla natura umana e sulla fragilità della civiltà. Il romanzo ci ricorda che la violenza e l’odio possono corrompere anche le persone più innocenti, e che è fondamentale combattere per la giustizia e la libertà, per evitare che il passato si ripeta.