La sentenza di Trump fissata per il 10 gennaio, dieci giorni prima del giuramento
Il giudice Juan Merchan ha stabilito che Donald Trump dovrà essere condannato il 10 gennaio, dieci giorni prima della sua cerimonia di giuramento a Capitol Hill. Il magistrato ha respinto l’ennesima istanza di archiviazione presentata dai difensori di Trump, che sostenevano che il procedimento avrebbe ostacolato la sua capacità di governare. Merchan ha argomentato che accogliere la mozione avrebbe “minato lo stato di diritto in modo incommensurabile”.
Il tycoon è stato ritenuto responsabile di aver falsificato la contabilità aziendale per occultare il pagamento del silenzio della pornostar Stormy Daniels su una notte di sesso. La giuria lo ha ritenuto colpevole di tutti i 34 capi di imputazione a maggio. Il giudice ha anticipato di non essere orientato a comminare una pena carceraria o che limiti la libertà del presidente eletto, che rischiava sino a 4 anni di reclusione.
La decisione di Merchan ha scatenato la rabbia di Trump, che ha accusato il giudice di un “attacco politico illegittimo” e di una “farsa truccata”, sostenendo che la decisione è “consapevolmente illegale, va contro la nostra Costituzione e, se fosse lasciata in vigore, sarebbe la fine della presidenza così come la conosciamo”. Il tycoon ha attaccato violentemente Merchan e tutti i procuratori che lo hanno perseguito, condividendo meme e post minacciosi di altri utenti. A dargli manforte anche il suo alleato Elon Musk, che ha commentato: “Quel giudice dovrebbe essere rimosso dallo scranno con vergogna”.
L’immunità presidenziale e le ‘azioni non ufficiali’
Il giudice Merchan ha respinto un’istanza di archiviazione basata sulla sentenza con cui la Corte Suprema ha stabilito l’immunità per le “azioni ufficiali” intraprese dal presidente nell’esercizio delle sue funzioni. Merchan ha scritto nel suo provvedimento che le prove mostrate al processo riguardano “completamente una condotta non ufficiale” e ha ricordato che la stessa Corte Suprema nella sua sentenza riconosce che “non tutto quello che il presidente fa è ufficiale”, neppure se agisce dallo Studio Ovale.
Inizialmente Trump avrebbe dovuto essere condannato il 26 novembre, ma Merchan aveva posticipato la sentenza a tempo indeterminato dopo la sua vittoria elettorale. Il pm di Manhattan Alvin Bragg si era opposto al colpo di spugna e aveva suggerito diverse opzioni, tra cui rinviare la condanna alla fine della presidenza, comminare una sentenza senza galera o chiudere il caso annotando però la decisione della giuria.
La reazione di Trump e del suo staff
Steven Cheung, direttore delle comunicazioni di Trump, ha definito la decisione del giudice una “caccia alle streghe” e “una violazione diretta della sentenza della Corte Suprema sull’immunità presidenziale e di altra giurisprudenza di lunga data”. Cheung ha affermato che “al presidente Trump deve essere consentito di continuare il processo di transizione presidenziale e di svolgere i doveri vitali della presidenza, senza essere ostacolato dai resti di questa o di qualsiasi restante caccia alle streghe. Non dovrebbe esserci alcuna sentenza e il presidente Trump continuerà a combattere contro queste bufale finché non saranno tutte morte”.
Le implicazioni politiche e legali della sentenza
La sentenza del giudice Merchan potrebbe avere importanti implicazioni politiche e legali. Se Trump venisse condannato, sarebbe il primo presidente degli Stati Uniti a essere condannato per un reato penale. Questo potrebbe avere un impatto significativo sulla sua presidenza e sul sistema politico americano. Inoltre, la decisione del giudice di non concedere l’immunità presidenziale a Trump potrebbe aprire la strada a future accuse contro altri presidenti. Il caso di Trump potrebbe quindi rappresentare un precedente importante per il futuro della giustizia americana.