L’appello di Giuliana Sgrena per la liberazione di Cecilia Sala
Giuliana Sgrena, giornalista e scrittrice italiana che fu sequestrata in Iraq nel 2005, ha espresso profonda preoccupazione per le condizioni di detenzione di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata in Iran. In un’intervista all’ANSA, Sgrena ha affermato che le condizioni in cui Sala è detenuta sono “tremende” e ha sottolineato che “nessuno dovrebbe essere tenuto in quelle condizioni”.
Sgrena, che ha vissuto un mese di prigionia in Iraq, ha rimarcato l’importanza di garantire i diritti umani in qualsiasi Paese. “L’essere detenuta in un Paese che non è il tuo – ha raccontato – è qualcosa che ti destabilizza perché sei tagliata fuori da tutto, puoi solo immaginare le reazioni che avvengono nel tuo Paese.”
Sgrena ha sottolineato la necessità di un intervento immediato per la liberazione di Sala, affermando che “bisogna fare tutto il possibile perché questa giornalista sia liberata il più in fretta possibile, anzi, immediatamente, trovando le formule più adatte per far valere questa richiesta”.
L’esperienza di Giuliana Sgrena e i metodi di destabilizzazione psicologica
Sgrena ha condiviso la sua esperienza di prigionia, descrivendo i metodi di destabilizzazione psicologica utilizzati dai suoi sequestratori. “Mi hanno tolto tutto, anche l’orologio, non avevo quindi nemmeno la percezione del tempo che passava”, ha raccontato. “A Cecilia hanno tolto gli occhiali da vista. Sono tutte cose molto destabilizzanti psicologicamente, mirate a creare insicurezza”.
Sgrena ha menzionato anche l’assenza di un letto e la luce al neon accesa 24 ore su 24 come ulteriori elementi di disagio psicologico. “Non ricevetti alcun tipo di violenza fisica e mi auguro che per Cecilia sia lo stesso, anche se la violenza psicologica è davvero terribile”, ha aggiunto.
Sgrena ha ricordato che dal carcere di Evin, dove Sala è detenuta, escono spesso notizie di violazione dei diritti umani, soprattutto nei confronti delle prigioniere curde.
Il rischio del giornalismo in un mondo sempre più pericoloso
Sgrena ha concluso la sua intervista con una riflessione sul giornalismo in un mondo sempre più pericoloso. “Fare questo lavoro è diventato molto rischioso, lo è sempre stato in verità, ma adesso di più”, ha affermato. “Basti pensare ai giornalisti morti in Ucraina e a Gaza. Se non ti schieri con una o con l’altra parte diventi facilmente un bersaglio, una vittima”.
Il ruolo della diplomazia e la pressione internazionale
La vicenda di Cecilia Sala sottolinea l’importanza della diplomazia internazionale e della pressione da parte della comunità internazionale per la liberazione di prigionieri politici. Il caso di Sala si aggiunge a una lunga lista di giornalisti e attivisti detenuti in Iran per motivi politici, evidenziando la necessità di un intervento internazionale per garantire il rispetto dei diritti umani e la libertà di stampa.