L’arresto bloccato dalle guardie del corpo
L’Ufficio investigativo sulla corruzione (Cio) ha annunciato la sospensione dell’esecuzione del mandato di arresto del presidente deposto Yoon Suk-yeol, dopo che le sue guardie del corpo hanno bloccato l’ingresso degli agenti nella sua residenza di Seul. Il Cio ha spiegato che la decisione è stata presa in considerazione delle “preoccupazioni per la sicurezza del personale sul posto”, in quanto la situazione era diventata “materialmente impossibile” a causa della “continua impasse”.
Scontri e resistenza
L’episodio si aggiunge a una serie di tentativi falliti di arrestare Yoon, con il servizio di sicurezza presidenziale che ha sempre opposto resistenza. Gli agenti inviati per catturare l’ex presidente hanno incontrato resistenza e si sono verificati scontri davanti alla residenza presidenziale. Gli investigatori del Cio avevano presentato mandati per arrestare Yoon e perquisire la residenza, ma il capo del servizio di sicurezza, Park Chong-jun, ha negato loro l’ingresso, invocando norme sulla privacy.
Un’escalation di tensioni
Questa vicenda evidenzia l’escalation di tensioni tra il governo sudcoreano e l’ex presidente Yoon Suk-yeol. La decisione del servizio di sicurezza di impedire l’arresto di Yoon, invocando norme sulla privacy, solleva interrogativi sulla legittimità delle azioni delle guardie del corpo e sulla loro interpretazione delle norme. La situazione crea un clima di incertezza e instabilità politica, con un ex presidente che sembra godere di un’immunità di fatto rispetto alle indagini giudiziarie.