La corsa alla “parola dell’anno”
Ogni anno, editori e dizionari si cimentano in una sorta di gara per identificare la “parola dell’anno”, un termine che dovrebbe riassumere le tendenze e i sentimenti che hanno caratterizzato l’anno trascorso. Tuttavia, questa tradizione sta subendo una trasformazione, con un’enfasi crescente sullo slang di moda e sulle espressioni virali generate dalla Generazione Z.
Collins ha optato per “brat”, un termine che descrive donne vivaci e audaci, mentre Cambridge ha scelto “manifest”, un linguaggio da influencer che esprime il desiderio di far accadere qualcosa. Oxford ha nominato “brain rot”, un termine che descrive l’effetto intorpidente dello scrolling online, mentre Dictionary.com ha optato per “demure”, usato ironicamente per indicare un atteggiamento più dignitoso.
Queste scelte riflettono non solo l’evoluzione del linguaggio, ma anche i cambiamenti in atto nella società. I termini di moda, spesso generati dalla Generazione Z, sono spesso meme virali che incorporano immagini e suoni, come nel caso di “demure”, nato da un video di TikTok.
Il fenomeno “trendbait” e la ricerca di attenzione
L’emergere di nuovi termini può essere attribuito anche al fenomeno del “trendbait”, ovvero la creazione deliberata di parole o messaggi da parte di influencer online per attirare l’attenzione e ottenere follower. Questo processo contribuisce alla proliferazione di espressioni spesso frivole e transitorie, che non sempre hanno un significato preciso.
Dazed, una rivista che si rivolge a un pubblico di Millennial e Gen Z, ha sottolineato come uno dei fenomeni più importanti del 2024 non sia una parola, ma un suffisso: “-maxxing”. Questo suffisso indica il desiderio di massimizzare o migliorare un aspetto della propria persona, come in “looksmaxxing”, un fenomeno che riguarda principalmente i giovani uomini che cercano di cambiare il loro aspetto per diventare più attraenti.
Le parole che riflettono le preoccupazioni del mondo
Nonostante la proliferazione di termini di moda, alcuni editori hanno scelto parole che riflettono le preoccupazioni più urgenti del mondo. Merriam-Webster ha optato per “polarization”, sottolineando la crescente divisione sociale, mentre i dizionari Macquarie hanno scelto “enshittification”, un termine che descrive il malfunzionamento di processi e servizi.
L’Economist ha selezionato “kakistocracy”, un termine che descrive il governo dei peggiori elementi della società, mentre Thorne ha identificato “broligarchia”, un termine che indica l’influenza crescente delle élite tecnologiche e finanziarie.
Le parole che riflettono le priorità del 2024
Tra le altre parole che riflettono le priorità del 2024, Thorne ha identificato “Cop29”, il nome del summit sul clima delle Nazioni Unite, e termini correlati come “mitigazione”, “NDC” e “zero netto”. “Informazioni ambientali” è un’altra espressione che descrive la crescente dipendenza delle persone da fonti di informazioni online, spesso non ufficiali, per la propria visione del mondo.
Altri termini includono “prezzi dinamici”, un eufemismo per l’aumento dei prezzi dei prodotti popolari, e “complice”, una parola che riflette l’orrore per le catastrofi umanitarie e geopolitiche in corso.
La “parola dell’anno”: uno specchio della società
La scelta della “parola dell’anno” è un esercizio interessante che ci permette di riflettere sull’evoluzione del linguaggio e sui cambiamenti in atto nella società. Le nuove espressioni, spesso generate dalla Generazione Z, riflettono le loro preoccupazioni, i loro interessi e il loro modo di interagire con il mondo. È importante, tuttavia, non limitarsi a considerare le parole di moda, ma anche quelle che riflettono le sfide e le preoccupazioni più urgenti del mondo.