Protesta contro Putin e assalto al presepe
Un’attivista del gruppo Femen, Yana Fedorets, è stata arrestata a Roma dopo aver manifestato contro il presidente russo Vladimir Putin in Piazza San Pietro. L’azione, avvenuta ieri, ha visto l’attivista inscenare un assalto al bambinello del presepe allestito nella piazza. Dopo l’arresto, Fedorets è stata rilasciata e si trova ora nell’albergo dove alloggia in zona Vaticano. Il giudice ha fissato l’appello per il 10 gennaio.
L’attivista, con schiena e addome scoperti, mostrava la scritta “Putin is a war criminal”.
Motivazioni della protesta e reazione del gruppo Femen
Il gruppo Femen ha rilasciato una dichiarazione su X, spiegando le motivazioni della protesta. “Yana Fedorets ha tenuto una protesta in Piazza San Pietro per richiamare l’attenzione sui crimini di guerra della Russia contro i bambini ucraini”, si legge nel comunicato. Il gruppo ha accusato le forze dell’ordine vaticane di una “reazione inadeguata e aggressiva” nei confronti dell’azione “pacifica, di natura esclusivamente umanitaria”.
Le Femen hanno ricordato che più di 700mila bambini ucraini sono stati rapiti o forzatamente ricollocati “nei territori occupati dalle forze russe”. Secondo il gruppo, questi bambini “vengono deprivati del diritto a una infanzia sicura”.
La libertà di espressione e la protesta politica
La protesta di Yana Fedorets solleva questioni importanti sulla libertà di espressione e sulla protesta politica. È fondamentale garantire il diritto di manifestare pacificamente, ma è altrettanto importante considerare il contesto e il rispetto per i luoghi sacri. La scelta di assaltare il presepe in Piazza San Pietro, un simbolo religioso per milioni di persone, ha suscitato polemiche e ha messo in discussione la legittimità dell’azione. È importante riflettere sul modo in cui la protesta può essere efficace senza violare la sensibilità di altri.