Permesso eccezionale per visita alla madre
L’Ufficio di sorveglianza di Padova ha concesso nove giorni di permesso al boss ergastolano Ignazio Bonaccorsi, 67 anni, capo del clan dei ‘Carateddi’ di Catania. Il provvedimento, definito di “fruizione eccezionale”, è finalizzato “esclusivamente alla visita della madre malata”. La decisione è stata presa nonostante il parere contrario della Dda etnea.
Bonaccorsi, uomo di fiducia dello storico capomafia Turi Cappello, con cui fu arrestato a Napoli nel 1992, dovrà muoversi “in autonomia”, restare a Catania in regime di detenzione domiciliare e rientrare nel carcere di Padova nel gennaio del 2025.
Nella decisione hanno pesato il fatto che Bonaccorsi è stato “ammesso ai permessi premio” con un’ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Venezia del 19 ottobre del 2022, che la sua “condotta si mantiene regolare” e che “ha già usufruito di permessi per visitare la madre malata in Sicilia dal 2016 e che l’ultima volta è stata nell’estate del 2023”.
Bonaccorsi sta scontando una condanna all’ergastolo, con isolamento diurno per due anni, nel carcere di Padova. Tra i reati per cui è stato condannato anche l’omicidio di Giuseppe Piterà, 49 anni, assassinato il 25 gennaio del 1997 all’interno di una bettola del popoloso rione San Berillo Nuovo di Catania.
Motivi dell’omicidio di Giuseppe Piterà
La “colpa” di Piterà, secondo quanto emerso dall’inchiesta ‘Crepuscolo’ della Dda di Catania contro il clan Cappello su indagini della polizia, sarebbe stato uno ‘sgarbo’ indiretto avvenuto nel carcere di Bicocca. Il fratello della vittima, Rosario, non avrebbe fatto le condoglianze al boss Ignazio Bonaccorsi per la morte del fratello Massimiliano, ucciso due giorni prima, il 23 gennaio del 1997.
Un altro fratello del capomafia, Concetto, sta collaborando con la giustizia.
Considerazioni sulla concessione del permesso
La concessione del permesso a Bonaccorsi, nonostante il parere contrario della Dda etnea, solleva interrogativi sulla gestione dei benefici per i detenuti di alta criminalità. Il fatto che il boss sia stato ammesso ai permessi premio e che la sua condotta sia ritenuta regolare, apre un dibattito sull’effettiva efficacia dei programmi di reinserimento sociale per i condannati per reati gravi. È importante valutare attentamente i criteri utilizzati per la concessione di tali benefici e garantire che siano applicati in modo equo e trasparente, tenendo conto del rischio di recidiva e del rispetto delle vittime e delle loro famiglie.