Un invito accettato, ma la visita non è ancora confermata
L’arcivescovo maggiore di Kiev-Halych, Sviatoslav Shevchuk, ha annunciato che Papa Francesco ha accettato un invito a visitare l’Ucraina nel 2025. Tuttavia, il primate greco-cattolico ha sottolineato che la visita non è ancora confermata, affermando che “non c’è ancora una data stabilita”. Shevchuk ha aggiunto che Papa Francesco potrebbe annunciare la sua visita con poco preavviso, creando una sorpresa: “Potrebbe annunciare la sua visita un mese prima di porre in atto la decisione di venire in Ucraina”. La Sala Stampa vaticana non ha risposto a una richiesta di commento su un possibile viaggio papale nel paese dilaniato dalla guerra.
Il Nunzio Apostolico: “Sua Beatitudine non ha detto che Papa Francesco ha garantito che verrà in Ucraina”
L’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina, ha chiarito che “Sua Beatitudine non ha detto che Papa Francesco ha garantito che verrà in Ucraina”. Tuttavia, ha aggiunto che “certo, sarei felice se Papa Francesco decidesse in questo modo. Vedremo!”
Un anno di riflessioni e cambiamenti di rotta
Da quando è iniziata la guerra tra Russia e Ucraina il 24 febbraio 2022, Papa Francesco ha pregato regolarmente per l’Ucraina e ha espresso la volontà di visitare il paese. Il 2 aprile 2022, disse che stava prendendo in considerazione l’idea di visitare la capitale ucraina. Ma alla fine di aprile 2022, iniziò a parlare in modo più negativo dell’idea, affermando che non voleva mettere a rischio obiettivi più alti come la fine della guerra o un corridoio umanitario. Un anno dopo, l’11 marzo 2023, il Pontefice disse che era disposto a recarsi in Ucraina, ma solo se potesse recarsi anche a Mosca. “Andrò in entrambi i posti o in nessuno dei due”, affermò nell’intervista.
Un gesto di speranza e di pace
La possibile visita di Papa Francesco in Ucraina nel 2025 rappresenta un gesto di speranza e di pace per il paese devastato dalla guerra. La sua presenza sarebbe un forte segnale di solidarietà e di vicinanza al popolo ucraino, e potrebbe contribuire a promuovere il dialogo e la riconciliazione tra le parti in conflitto.