Le parole di Putin sulla fine della guerra sono considerate “vuote” dagli Stati Uniti
Le dichiarazioni di Vladimir Putin sulla sua volontà di “porre fine alla guerra” una volta raggiunti gli obiettivi sono state liquidate come “vuote” dal portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby. Kirby ha definito Putin “un uomo da non prendere seriamente quando parla di una soluzione”, evidenziando le contraddizioni tra le parole di Mosca e le azioni sul campo, dove gli attacchi russi non si sono fermati nemmeno a Natale.
L’analisi dell’Istituto americano per lo studio della guerra (Isw) conferma questa tesi, sostenendo che Putin non ha alcuna intenzione reale di trattare. Gli analisti del think tank sostengono che Putin avrebbe rigettato anche il piano proposto dal team del presidente eletto Donald Trump, che suggeriva di ritardare di 10 o 20 anni l’adesione dell’Ucraina alla Nato, insistendo invece sulle richieste di neutralità permanente di Kiev, divieto di ingresso nell’Alleanza, severi limiti al suo esercito e persino la rimozione del governo.
La Nato rafforza la sua presenza nel Mar Baltico dopo un sospetto sabotaggio di un cavo elettrico
Nel frattempo, le tensioni sono aumentate anche nel Mar Baltico, dove è stato segnalato un sospetto sabotaggio di un cavo elettrico e di quattro cavi in fibra ottica che collegano la Finlandia all’Estonia. La petroliera Eagle S, salpata da San Pietroburgo, è sospettata di essere coinvolta nell’incidente. La Nato ha reagito con fermezza, annunciando un rafforzamento della sua presenza militare nella regione.
Il segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte, ha definito l’episodio un “sospetto sabotaggio” e ha garantito il rafforzamento della presenza militare nelle acque della regione durante una telefonata di solidarietà con il presidente finlandese Alexander Stubb. Il governo estone ha reagito con fermezza annunciando l’invio immediato di pattuglie in mare per proteggere il collegamento elettrico con la Finlandia e garantire che resti operativo, anche se per ripararlo potrebbero servire oltre sette mesi.
Ogni provocazione diretta di Mosca, ha tuonato Tallinn per bocca dei ministri della Difesa e degli Esteri, Hanno Pevkur e Margus Tsahkna, sarà combattuta “anche con mezzi militari”. Un avvertimento a cui si è aggiunta anche l’Ue assicurando, nelle parole del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, di essere pronta ad “affrontare la flotta ombra della Russia”.
La Slovacchia si offre come sede per colloqui di pace, ma l’amministrazione Biden sembra non crederci
In un contesto così teso, la Slovacchia ha confermato la sua volontà di offrirsi come sede per colloqui di pace sull’Ucraina. Il premier Robert Fico, dopo una missione a sorpresa a Mosca, ha espresso questa disponibilità, ma l’amministrazione Biden sembra non crederci, bollando come infondate le possibili aperture di Mosca alla fine del conflitto.
L’amministrazione Biden è invece impegnata ad approvare un altro pacchetto di aiuti per Kiev prima del cambio della guardia alla Casa Bianca. Le nuove sanzioni contro la Russia potrebbero essere un’altra arma a disposizione degli europei, ma il consenso di Slovacchia e Ungheria è fondamentale, visto che la scadenza del contratto tra Mosca e Kiev sul transito del gas russo verso l’Europa potrebbe portare Bratislava e Budapest a un nuovo scontro con Bruxelles.
La necessità di una soluzione diplomatica
La situazione in Ucraina è estremamente complessa e pericolosa. La retorica aggressiva di Putin e le azioni di sabotaggio attribuite alla Russia non fanno che aumentare le tensioni. È fondamentale che la comunità internazionale lavori per trovare una soluzione diplomatica al conflitto, che metta in primo piano la sicurezza e gli interessi di tutti i Paesi coinvolti. La proposta della Slovacchia di ospitare colloqui di pace è un segnale positivo, anche se l’amministrazione Biden sembra scettica. È importante che tutte le parti in causa si impegnino in modo serio e costruttivo per trovare una soluzione pacifica al conflitto.