Un’indagine lunga nove mesi
I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Vicenza hanno arrestato una 46enne vicentina in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip al termine di una indagine durata nove mesi. L’indagine è stata avviata a seguito di una denuncia presentata alla stazione di Breganze nel marzo 2024, in cui venivano segnalate alcune anomale circostanze relative alla morte di un’anziana e al rapido peggioramento delle condizioni di salute di altri due anziani coniugi. Tutti e tre erano stati assistiti a domicilio per un periodo dall’odierna arrestata.
Accuse gravi
L’indagata, che si è sempre spacciata per un’infermiera qualificata, è accusata di aver causato la morte di un’anziana e del tentato omicidio di altre 4 persone, tutte residenti nel Vicentino. L’accusa è di aver somministrato consapevolmente dei sovradosaggi di medicinali ad azione neurodepressoria, in alcuni casi non previsti dalla terapia prescritta dai medici.
L’arrestata è anche accusata di rapina aggravata ai danni di un’anziana che stava assistendo, essendosi impossessata di molti preziosi dopo averla “stordita” con una massiccia dose di benzodiazepine.
Sintomi sospetti e un’indagine approfondita
L’attività di indagine ha dimostrato che tutti gli anziani assistiti dall’indagata, sebbene affetti da patologie diverse fra loro (in alcuni casi addirittura assenti), hanno dovuto fare ricorso ai sanitari in via d’urgenza, presentando tutti i medesimi sintomi: torpore, stordimento, disartria, difficoltà a reggersi in piedi. Questi sintomi non erano conseguenze delle malattie sofferte e non si erano mai manifestati in precedenza.
Coloro che sono sopravvissuti e hanno interrotto il rapporto di assistenza con l’indagata, non hanno più avuto tali tipi di problematiche, né le avevano avute prima di tale rapporto.
Un’ombra oscura sull’assistenza domiciliare
Questa vicenda getta un’ombra oscura sull’assistenza domiciliare, un servizio che dovrebbe garantire sicurezza e benessere agli anziani fragili. L’arresto di questa donna, che si è spacciata per un’infermiera qualificata, dimostra la necessità di una maggiore vigilanza e di controlli più rigorosi per garantire la sicurezza dei pazienti e la qualità dell’assistenza. È importante che le famiglie siano consapevoli dei rischi e che si informino accuratamente sulle qualifiche e l’esperienza degli operatori che si occupano dei loro cari.