Condanne per falsità materiale e falso ideologico
La terza sezione penale del Tribunale di Catania ha emesso una sentenza che ha condannato due dottoresse dell’ex ospedale Santo Bambino, Gina Currao e Amalia Daniela Palano, a sei anni di reclusione ciascuna. Il reato contestato è quello di falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. Le due dottoresse sono state accusate di aver ritardato un parto cesareo per evitare di rimanere a lavorare oltre l’orario previsto, nonostante i molteplici episodi di sofferenza fetale emersi dal tracciato. La sentenza ha anche condannato una terza dottoressa, Paola Cairone, a cinque anni di reclusione per falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici. L’accusa nei confronti di Cairone riguarda la pratica di manovre di Kristeller, una tecnica bandita dalle linee guida, nonostante un tracciato non rassicurante e la mancata tempestiva chiamata del neonatologo.
Danni morali e provvisionale
L’azienda ospedaliera Vittorio Emanuele, a cui faceva capo l’ospedale Santo Bambino, è stata condannata in solido al pagamento dei danni morali alle parti civili, i genitori del bambino. I giudici hanno disposto il pagamento di una provvisionale da parte dell’Azienda e delle due dottoresse di 150mila euro ciascuno ai genitori del bambino. Currao e Palano dovranno inoltre risarcire personalmente l’ospedale con 20mila euro ciascuna. Cairone è stata condannata al risarcimento, in solido con l’azienda, di 100mila euro ai genitori del piccolo e, personalmente, a 15mila euro all’ospedale.
Interdizione perpetua dai pubblici uffici
Le tre dottoresse sono state interdette in perpetuo dei pubblici uffici e legalmente per la durata della pena. Il Tribunale ha trasmesso alla Procura gli atti delle deposizione di un teste per falsa testimonianza.
L’accusa: negligenza e manovre inappropriate
L’accusa nei confronti di Currao e Palano si basa sull’ipotesi che le due dottoresse non abbiano eseguito subito un parto cesareo per evitare di rimanere a lavorare oltre l’orario previsto, nonostante i molteplici episodi di sofferenza fetale emersi dal tracciato. Secondo l’accusa, le dottoresse avrebbero somministrato atropina alla gestante per simulare una inesistente regolarità nell’esame medico. L’accusa nei confronti di Cairone riguarda invece la pratica di manovre di Kristeller, una tecnica bandita dalle linee guida, nonostante un tracciato non rassicurante e la mancata tempestiva chiamata del neonatologo.
Un caso che solleva interrogativi sul sistema sanitario
La sentenza del Tribunale di Catania solleva importanti interrogativi sul sistema sanitario e sulla responsabilità medica. La vicenda del bambino nato con gravissimi disturbi neurologici mette in luce la necessità di una maggiore attenzione alla sicurezza del paziente e di una migliore formazione del personale medico. La condanna delle dottoresse per falsità materiale e falso ideologico è un segnale importante che dimostra la determinazione della giustizia a punire le condotte che mettono a rischio la salute dei pazienti. Tuttavia, la trasmissione degli atti alla Procura per valutare il profilo del dolo eventuale lascia aperta la questione della responsabilità penale delle dottoresse per le lesioni gravissime subite dal bambino.