La crisi dell’auto europea: il Green Deal non è il colpevole
Il presidente dell’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri (UNRAE), Michele Crisci, ha smentito con forza l’idea che il Green Deal sia il responsabile della crisi del settore automobilistico europeo. Durante una conferenza stampa a Roma, Crisci ha presentato dati che mostrano una realtà ben diversa.
“Tra il 2000 e il 2021, cioè molto prima che il Green Deal potesse dispiegare i propri effetti, la produzione di autovetture nei 5 principali mercati europei è crollata da 15,4 milioni di unità a 9,2 milioni, mentre la Cina è passata da 2 a 26 milioni di unità”, ha affermato Crisci.
L’UNRAE ha anche evidenziato il calo del mercato nordamericano, che non è stato influenzato dal Green Deal, nel periodo 2005-2022, con una diminuzione di oltre il 14%.
Secondo Crisci, l’Europa sta pagando il prezzo di politiche incoerenti e di una mancanza di visione strategica per accompagnare una transizione sostenibile. “L’Europa paga il prezzo di politiche incoerenti e dell’assenza di una visione strategica per accompagnare una transizione sostenibile, definita dagli obiettivi, economicamente e socialmente responsabile”, ha dichiarato.
La critica alla politica italiana
Crisci ha anche criticato la politica ondivaga del Governo italiano, sottolineando le incertezze e le discontinuità nel sostegno al settore. “A giugno i fondi del nuovo Ecobonus per le vetture elettriche sono andati esauriti in poche ore. Ad agosto il Ministro Urso ha celebrato i risultati ottenuti dall’Ecobonus, anticipando un piano triennale, ma a novembre ne ha annunciato la cessazione definitiva”, ha spiegato.
Crisci ha anche evidenziato la cancellazione dell’80% del Fondo Automotive da parte del Governo, che ha poi promesso finanziamenti solo per sostenere l’offerta. “Ma la filiera non può prosperare senza un mercato in salute, e questo non può esistere senza fornire certezze al settore”, ha affermato.
Le proposte dell’UNRAE per un futuro sostenibile
L’UNRAE propone una serie di strumenti concreti per accelerare la diffusione di veicoli a zero e bassissime emissioni. Tra le proposte si trovano un piano di sostegno pluriennale con almeno 1 miliardo di euro all’anno nel triennio 2025-2027, la revisione del regime fiscale delle auto aziendali, intervenendo su detraibilità dell’IVA e deducibilità dei costi, e una politica mirata per lo sviluppo di infrastrutture di ricarica elettrica e a idrogeno.
“La transizione ecologica non può basarsi su politiche frammentarie, discontinue e incerte”, ha sottolineato Crisci. “Servono scelte chiare e strumenti concreti per garantire un futuro competitivo al settore automobilistico europeo e italiano”, ha aggiunto.
L’urgenza di agire
Crisci ha ribadito che le proposte dell’UNRAE sono non solo necessarie, ma anche urgenti. “È il momento di agire”, ha concluso.
Un futuro sostenibile per l’auto: un’analisi
La crisi del settore automobilistico europeo è un problema complesso con molteplici cause. L’UNRAE ha ragione a sottolineare che il Green Deal non è il solo responsabile e che le politiche incoerenti e la mancanza di una visione strategica hanno contribuito al declino. La transizione ecologica è un processo delicato che richiede un impegno concreto da parte di tutti i soggetti coinvolti, con un piano di sostegno chiaro e solido che garantisca un futuro sostenibile per l’industria automobilistica europea. L’UNRAE ha presentato delle proposte concrete che meritano di essere prese in considerazione. La strada verso un futuro sostenibile per l’auto è ancora lunga, ma con una collaborazione efficace tra le istituzioni, le aziende e i cittadini, possiamo costruire un futuro più verde e competitivo per il settore automobilistico europeo.