L’Anbi chiede la riapertura della concertazione
L’Associazione nazionale dei Consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) ha sollevato forti preoccupazioni riguardo alla bozza di decreto del presidente della Repubblica sul Regolamento per il riutilizzo delle acque reflue affinate, predisposta dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase). Il presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzi, ha espresso la sua preoccupazione, affermando che il decreto introduce “elementi ostativi all’uso da parte dei Consorzi di bonifica” e che “se i costi della depurazione sono in tariffa perché a pagare deve essere l’agricoltura per produrre cibo sano? Gli interessi economici mettono a rischio salubrità alimentare ed ambientale”.
Vincenzi ha sottolineato come il decreto contenga elementi che potrebbero gravare economicamente sui comparti agricoli e sulla gestione dei territori, operata dai Consorzi di bonifica, e che potrebbero essere “possibile causa di scontro con i gestori degli impianti di trattamento e con il Servizio idrico integrato”.
In risposta a queste preoccupazioni, l’Anbi ha chiesto al ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, di “aprire urgentemente un’ulteriore fase di concertazione, coinvolgendo non solo gli enti regolatori (Arera), istituti ed istituzioni governative, ma anche i principali portatori di interesse, gli enti intermedi e il mondo produttivo”.
L’associazione ha anche sollecitato un’azione dell’unione di rappresentanza agricola Copa-Cogeca nei confronti della Direzione generale Ambiente della Commissione europea, dove il testo del Dpr è giunto per una valutazione.
Il rischio di un conflitto di interessi
L’Anbi ha evidenziato un potenziale conflitto di interessi, sostenendo che è “intollerabile che i costi della depurazione di un’acqua idonea a produrre cibo sano possano essere scaricati sui Consorzi di bonifica, che hanno come obbiettivo solo i costi di gestione in pareggio, invece che sopportati da aziende con grandi utili e che per tale servizio già impongono una tariffa”.
L’associazione ha espresso la sua preoccupazione per il fatto che il decreto potrebbe portare a una contrapposizione tra interessi economici e la produzione di cibo sano. Vincenzi ha affermato che “c’è un rischio contrapposizione fra interessi economici e cibo sano”.
L’Anbi ha sottolineato l’importanza di una concertazione ampia e inclusiva per garantire che il Regolamento per il riutilizzo delle acque reflue affinate sia sostenibile dal punto di vista economico e ambientale e che non penalizzi il settore agricolo.
Un’opportunità per la sostenibilità
La questione dell’uso delle acque reflue affinate è un tema complesso che richiede un approccio attento e ponderato. La richiesta dell’Anbi di riaprire la concertazione è un segnale positivo che dimostra la volontà di trovare una soluzione che sia equa e sostenibile per tutti gli attori coinvolti. È importante garantire che l’utilizzo di queste acque non comporti un aumento dei costi per il settore agricolo, che già opera in un contesto di grande competitività. Allo stesso tempo, è fondamentale assicurarsi che le acque reflue siano trattate in modo adeguato per garantire la sicurezza alimentare e ambientale. La concertazione, se condotta in modo trasparente e inclusivo, può essere un’opportunità per trovare una soluzione che soddisfi le esigenze di tutti.