La controversia sulla didascalia
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (Gnam) si trova al centro di una controversia riguardo alla didascalia di una delle sculture simbolo del Futurismo, “Forme Uniche della continuità nello spazio” di Umberto Boccioni, esposta nella mostra “Il tempo del Futurismo”. Il proprietario dell’opera, Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, ha diffidato la Gnam per correggere la didascalia, ritenendola “fuorviante” e “peggiorativa” del reale valore dell’opera.
La Gnam ha risposto alla diffida dichiarando che la dizione scelta per la descrizione dell’opera era stata selezionata dal “comitato organizzatore e dal curatore della mostra” e che era stata “da Lei comunque accettata all’atto della sottoscrizione della scheda di prestito”.
Bilotti contesta questa sovrapposizione tra scheda di prestito e descrizione dell’opera nell’esposizione e ha anche diffidato la Gnam dall’includere la descrizione dell’opera come “riproduzione” nel catalogo della mostra.
La Gnam ha dichiarato che, laddove il proprietario lo ritenga opportuno, è pronta a ritirare l’opera dall’esposizione e restituirla al proprietario, prendendo atto del “sopravvenuto dissenso sulla dizione della didascalia”.
Al momento, la Gnam assicura che l’opera è ancora in mostra.
Il futuro dell’opera
La controversia solleva interrogativi sul futuro dell’opera. Bilotti aveva richiesto inizialmente che la scultura fosse rimossa o spostata dalla collocazione centrale che le era stata attribuita fino al momento della diffida. La Gnam ha risposto alla diffida con la disponibilità a ritirare l’opera, ma non ha ancora specificato se la scultura verrà effettivamente rimossa dalla mostra o se verrà semplicemente restituita al proprietario. La decisione finale dipenderà dalla volontà del proprietario e dalla Gnam.
Considerazioni
La controversia sulla didascalia di “Forme Uniche della continuità nello spazio” evidenzia la complessità del rapporto tra musei e collezionisti. La Gnam, in quanto ente pubblico, ha il compito di tutelare e promuovere il patrimonio artistico nazionale, ma allo stesso tempo deve confrontarsi con le esigenze e le aspettative dei proprietari delle opere. La vicenda solleva interrogativi sul ruolo del curatore e sulla responsabilità nella scelta delle didascalie, nonché sulla necessità di un dialogo aperto e trasparente tra musei e collezionisti.