Un viaggio nel passato: i genomi più antichi d’Europa
Un gruppo di ricercatori ha svelato il mistero dei genomi umani più antichi d’Europa, risalenti a circa 45mila anni fa. Questi preziosi frammenti di DNA appartengono a una donna chiamata Zlatì kůň, vissuta nell’attuale Repubblica Ceca, e ad almeno sei individui, tre maschi e tre femmine, provenienti dalla città di Ranis in Germania.
Questa scoperta, pubblicata in due studi correlati sulle riviste Nature e Science, getta nuova luce sul primo incontro tra Neanderthal e Sapiens in Europa, avvenuto tra 49mila e 45mila anni fa e proseguito per circa 7mila anni.
L’analisi del DNA ha rivelato che questi primi abitanti europei facevano parte dello stesso gruppo, che però non ha lasciato discendenti tra le popolazioni attuali. I ricercatori hanno inoltre scoperto una stretta parentela tra i sei individui di Ranis, tra cui una madre e una figlia con due bambini.
Un ritratto dei primi europei
Tutti e sette gli individui presentavano tratti fisici simili: pelle, capelli e occhi di colore scuro, che riflettono la loro recente origine africana. L’ascendenza neanderthaliana trovata in Zlatì kůň e nel gruppo di Ranis ha avuto origine dallo stesso antico evento di incrocio, datato tra 49mila e 45mila anni fa.
Lo studio pubblicato su Science ha esaminato i genomi di circa 300 esseri umani moderni, sia attuali che antichi, di Europa e Asia, confermando la data dell’incontro con i Neanderthal a circa 47mila anni fa.
L’eredità dei Neanderthal nel nostro DNA
La ricerca ha permesso di studiare in dettaglio la porzione di DNA, circa l’1-2%, ereditata dai Neanderthal. La maggior parte di questi geni sono legati a funzioni immunitarie, alla pigmentazione della pelle e al metabolismo.
Tra i geni neanderthaliani troviamo quello fondamentale per una serie di processi metabolici, la regolazione del sistema immunitario e il mantenimento delle cellule staminali. Altri geni ereditati dai Neanderthal influenzano il colore della pelle e dei capelli, la forma del cranio, la predisposizione a malattie come la schizofrenia, il Covid-19 e la malattia dei Vichinghi, e la forma del naso.
Lo studio ha inoltre rivelato l’esistenza di ‘deserti arcaici’, aree del genoma prive di geni neanderthaliani. Questi deserti si sono formati rapidamente dopo l’incrocio tra le due specie, suggerendo che alcune varianti genetiche trasmesse dai Neanderthal fossero letali per i Sapiens e quindi eliminate rapidamente.
Un’eredità complessa
La scoperta di questi antichi genomi ci offre un’opportunità unica per comprendere meglio la storia della nostra specie e il ruolo che i Neanderthal hanno avuto nella nostra evoluzione. L’eredità genetica dei Neanderthal è complessa e variegata, e continua a influenzare la nostra salute e le nostre caratteristiche fisiche. La scoperta dei ‘deserti arcaici’ ci ricorda che l’incrocio tra Neanderthal e Sapiens non è stato un evento semplice e che la selezione naturale ha giocato un ruolo fondamentale nell’eliminare alcune varianti genetiche dannose.