La Fieg denuncia l’assenza di fondi per l’editoria nella Legge di Bilancio
La Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg) ha espresso “sconcerto” per la decisione dei partiti della maggioranza di non stanziare fondi a sostegno dell’editoria nella Legge di Bilancio 2025. Il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, ha definito il comportamento del governo “sconcertante”, denunciando una “latitanza” verso ogni iniziativa concreta a sostegno dell’informazione professionale di qualità.
Nel comunicato stampa, la Fieg sottolinea come questa decisione metta a rischio l’occupazione di centinaia di giornalisti e di migliaia di occupati nelle imprese editoriali, oltre a compromettere il diritto dei cittadini ad informarsi e ad essere informati.
“Questo governo si sta dimostrando sordo a ogni iniziativa a sostegno del pluralismo e della libertà di stampa”, ha affermato Riffeser Monti.
L’appello della Fieg ai parlamentari
La Fieg non si è limitata a denunciare la situazione, ma ha lanciato un appello a tutti i parlamentari italiani, sia di maggioranza che di opposizione, affinché votino gli interventi necessari per garantire effettività all’articolo 21 della Costituzione e al pluralismo dell’informazione.
L’appello, che sarà pubblicato su tutte le testate quotidiane e periodiche edite dalle imprese della Fieg, evidenzia la contraddizione tra le risorse stanziate per altri settori, come il cinema e gli spettacoli dal vivo (1 miliardo e 60 milioni di euro per il 2025), e l’assenza di fondi per l’editoria. La Fieg ricorda anche gli interventi di sostegno al settore promossi e finanziati dai precedenti governi nella scorsa legislatura.
L’importanza del pluralismo informativo
La decisione del governo di non stanziare fondi per l’editoria nella Legge di Bilancio è un segnale preoccupante. Il pluralismo informativo è un pilastro fondamentale di una democrazia sana, e il ruolo dell’informazione professionale di qualità è cruciale per garantire ai cittadini un accesso a informazioni veritiere e complete. La “sordità” del governo a questo tema mette a rischio non solo l’occupazione di molti lavoratori nel settore, ma anche la qualità del dibattito pubblico e la possibilità per i cittadini di formarsi un’opinione libera e consapevole.