La Consulta Boccia Parti del Ddl sull’Autonomia Regionale
La Corte Costituzionale ha messo in discussione il ddl sull’Autonomia delle Regioni a statuto ordinario, definito come un tentativo di attuare la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001. La sentenza n. 192 del 2024 ha accolto parzialmente i ricorsi di quattro Regioni guidate dal centrosinistra (Campania, Puglia, Sardegna e Toscana), dichiarando incostituzionali sette profili del provvedimento.
Il ddl Calderoli prevedeva che le richieste di autonomia fossero presentate dalle Regioni stesse, con il coinvolgimento degli enti locali, e che riguardassero 23 materie, tra cui la tutela della salute, istruzione, sport, ambiente, energia, trasporti, cultura e commercio estero. La concessione di una o più forme di autonomia era subordinata alla determinazione dei Livelli essenziali di prestazione (Lep), ovvero i criteri che garantiscono un livello di servizio minimo uniforme su tutto il territorio nazionale.
La Corte Costituzionale ha espresso forti perplessità su diversi aspetti del ddl, con particolare attenzione alla procedura di determinazione dei Lep, ai trasferimenti di materie e alle aliquote dei tributi.
I Lep nel Mirino della Consulta
Un punto cruciale del ddl, oggetto di particolare attenzione da parte della Consulta, è la determinazione dei Lep. La Corte ha ritenuto incostituzionale la previsione che fosse un decreto del presidente del Consiglio dei ministri a determinare l’aggiornamento dei Livelli essenziali di prestazione. La Consulta ha anche bocciato il conferimento di una delega legislativa per la loro determinazione senza idonei criteri direttivi, sottolineando che tale decisione sostanziale sarebbe stata rimessa nelle mani del Governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento.
La Corte ha evidenziato la necessità di una maggiore chiarezza e di un ruolo più incisivo del Parlamento nella definizione dei Lep, che sono un elemento fondamentale per garantire l’equità e l’uniformità dei servizi essenziali su tutto il territorio nazionale.
Trasferimenti di Materie e Aliquote dei Tributi
La Corte Costituzionale ha anche espresso dubbi sulla possibilità di trasferire materie o ambiti di materie, come scuola, energia, trasporti, commercio estero e ambiente. La Consulta ritiene che la devoluzione debba riguardare specifiche funzioni legislative e amministrative, giustificate in relazione alla singola regione alla luce del principio di sussidiarietà.
Inoltre, la Corte ha bloccato la possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, previste per finanziare le funzioni trasferite in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l’andamento dello stesso gettito. La Consulta ha argomentato che tale meccanismo potrebbe premiare le regioni inefficienti che, dopo aver ottenuto le risorse dallo Stato, non sarebbero in grado di garantire il completo adempimento delle funzioni trasferite.
Il Ruolo della Solidarietà e dell’Unità
La Corte Costituzionale ha anche evidenziato la necessità di rafforzare i vincoli di solidarietà e unità della Repubblica, criticando la facoltatività piuttosto che la doverosità per le regioni destinatarie della devoluzione del concorso agli obiettivi di finanza pubblica. La Consulta ha espresso preoccupazione per un possibile indebolimento dei legami tra le diverse regioni e per la mancanza di un impegno concreto da parte di tutte le regioni nel perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica.
Un Passaggio Delicato per l’Autonomia Regionale
La sentenza della Corte Costituzionale rappresenta un passaggio delicato per il percorso di autonomia regionale. Il ddl Calderoli, pur con le sue criticità, rappresentava un tentativo di dare attuazione alla riforma del Titolo V della Costituzione, aprendo la strada a un maggiore decentramento e a un ruolo più incisivo delle Regioni. Tuttavia, la Consulta ha sollevato dubbi importanti su alcuni aspetti del provvedimento, evidenziando la necessità di una maggiore chiarezza e di un maggiore equilibrio tra i diversi livelli di governo. La sfida ora è quella di trovare un punto di equilibrio tra l’autonomia regionale e la necessità di garantire l’unità e la solidarietà del Paese.