Un Tabù Antico e Diffuso
Secondo il New York Times, la leggera peluria sul labbro e sul mento potrebbe essere l’ultimo tabù della bellezza femminile. Milioni di donne in tutto il mondo si sottopongono a trattamenti per eliminarla, ma il quotidiano si interroga: dev’essere proprio così? Il giornale ha evidenziato un "senso di vergogna più comune di quanto si pensi", nonostante esperti affermino che quasi la metà di tutte le donne si troverà ad affrontare il problema dei peli superflui sul viso nel corso della propria vita.
Anche tra le donne che hanno abbracciato la "ribellione del pelo", accettando gambe, braccia, ascelle e pube pelosi, c’è un limite: "Anche loro hanno tirato una linea sul fino a che punto si possono ribellare", ha dichiarato Breanna Fahs, docente di gender study all’Arizona State University e autrice del saggio "Unshaved: Resistance and Removal in Women’s Body Hair Politics".
Per Claire Minter, 25 anni, una delle 900 donne che hanno risposto a un questionario del giornale, "i peli facciali potrebbero essere la nuova frontiera" nella definizione di cosa è femminile e cosa è moderno.
Un Mercato Fiorente
Il mercato della depilazione è in continua crescita, con l’industria che ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. Nuove e innovative tecnologie offrono soluzioni per combattere i peli superflui sul viso, con una vasta gamma di prodotti tra cui:
- Macchine a luce pulsata (IPL) che promettono un viso liscio e luminoso;
- Dermaplaning, con l’uso di una polvere spray che rende invisibili anche i peli più sottili;
- Epilatori, ancora oggi dolorosi come vent’anni fa.
Nonostante l’antico proverbio "donna baffuta è sempre piaciuta" (che potrebbe derivare da un errore di trascrizione, baffuta al posto di paffuta), oltre l’80% delle donne si sente a disagio per i peli sul volto. Secondo un sondaggio del 2014, tre donne americane su quattro tra i 18 e i 34 anni li rimuovono regolarmente.
Le Radici Storiche del Tabù
Il senso di vergogna legato ai peli facciali femminili ha radici profonde, risalenti al XIX secolo. In America, scienziati dell’epoca usavano i peli facciali femminili per rafforzare l’idea della supremazia dei bianchi, come spiegato da Rebecca Herzig del Bard College nel libro "Plucked: A History of Hair Removal".
La peluria sul mento e sul volto era considerata una patologia equiparata alla pazzia, alla degenerazione e all’appartenenza a "razze inferiori". Questa idea era alimentata anche da stereotipi legati all’immigrazione: i peli in faccia sono più visibili tra le donne di origine sudasiatica, ispanica, mediorientale, nera e mediterranea, probabilmente perché indicatori come i livelli di testosterone nel sangue variano in base all’etnia, senza necessariamente dover pensare a un disturbo ormonale.
Un’Opportunità di Riflessione
La questione della peluria facciale femminile solleva un’importante riflessione sulla pressione sociale e culturale a cui le donne sono sottoposte. La vergogna associata a questo aspetto fisico, con radici storiche in stereotipi razziali, è un esempio di come la bellezza sia spesso definita in base a standard rigidi e limitanti. È importante riconoscere e sfidare questi standard, promuovendo un’accettazione di sé più autentica e inclusiva, che valorizzi la diversità e la bellezza in tutte le sue forme.