La sentenza della Corte d’Appello
La Corte d’Appello di Milano ha ridotto la pena a Tiziana Morandi, 49 anni, la cosiddetta “Mantide della Brianza”, da 16 anni e 5 mesi a 14 anni e 5 mesi di reclusione. La donna era stata condannata in primo grado per aver raggirato, narcotizzato con benzodiazepine e poi rapinato nove persone tra 27 e 83 anni, dopo averle contattate sui social. La terza sezione penale della Corte d’Appello milanese, presieduta da Antonella Lai, ha riformato la sentenza di primo grado del dicembre 2023 solo sull’entità della pena, abbassandola di due anni, ma senza concedere attenuanti generiche. Le motivazioni del verdetto saranno disponibili tra 90 giorni. L’unica parte civile nel processo era la vittima più giovane, che all’epoca aveva 27 anni, rappresentata dall’avvocata Barbara Giulivi. I giudici hanno confermato il risarcimento a carico dell’imputata da liquidare in sede civile per il giovane, senza provvisionali.
La reazione della difesa
Il difensore di Morandi, l’avvocato Angelo Leone, ha commentato la sentenza dichiarando che “c’è stata una riduzione, però è rimasta comunque una pena importante, ci aspettavamo una riduzione più sostanziosa, anche se la nostra richiesta principale era di assoluzione”. Leone ha aggiunto: “Siamo dispiaciuti, tuttavia una riduzione è comunque un risultato da accogliere positivamente e vedremo poi se mettere in discussione questa sentenza dopo la lettura delle motivazioni”. La difesa leggerà le motivazioni anche sul rigetto della richiesta di perizia psichiatrica, istanza che era stata bocciata anche in primo grado. Il difensore, nell’arringa di stamattina, aveva sostenuto che “16 anni è una pena che è stata inflitta a Stasi e Franzoni”, una “pena eccessiva”. Morandi era presente in aula stamattina, ma non ha assistito alla sentenza nel pomeriggio.
Considerazioni personali
La sentenza della Corte d’Appello, pur riducendo la pena, conferma la gravità dei reati commessi da Tiziana Morandi. Il caso della “Mantide della Brianza” ha suscitato grande attenzione mediatica, alimentando il dibattito sulla sicurezza e sulla criminalità informatica. La condanna, anche se ridotta, rappresenta un monito per coloro che si approfittano della vulnerabilità di altri per commettere reati. La difesa, pur accolta positivamente la riduzione di pena, resta insoddisfatta e si riserva di ricorrere in Cassazione. Le motivazioni della sentenza saranno cruciali per comprendere le ragioni del verdetto e per valutare le possibili strategie future della difesa.