Un’incriminazione pesante per l’ex capo del sistema carcerario siriano
Il Dipartimento di Giustizia americano ha annunciato l’incriminazione a livello federale di Samir Ousman Alsheikh, 72 anni, ex capo del sistema carcerario siriano, attualmente residente in South Carolina. Alsheikh è accusato di tre capi di imputazione di tortura e uno di cospirazione per commettere tortura. A queste si aggiungono le accuse di frode sui visti e tentativo di frode sulla naturalizzazione, già presentate ad agosto.
Alsheikh, che si è trasferito negli Stati Uniti nel 2020, ha diretto la prigione centrale di Damasco dal 2005 al 2008 circa. Durante il suo periodo di comando, i detenuti sono stati sottoposti a orribili abusi nell'”ala della punizione”, come descritto nell’incriminazione. Alsheikh è accusato di aver inflitto personalmente gravi sofferenze fisiche e mentali ai detenuti, oltre ad aver ordinato al suo staff di compiere tali atti.
Le torture subite dai detenuti
Secondo l’incriminazione, i prigionieri venivano picchiati mentre erano appesi al soffitto o sottoposti a un dispositivo noto come “tappeto volante”, che piegava i loro corpi a metà all’altezza della vita, provocando dolori lancinanti e talvolta fratture della colonna vertebrale.
“Gli Stati Uniti non saranno mai un rifugio sicuro per coloro che commettono violazioni dei diritti umani all’estero”, ha affermato Eddy Wang, agente speciale responsabile dell’Homeland Security Investigations Field di Los Angeles.
La carriera di Alsheikh nel sistema di sicurezza siriano
Il dipartimento di Giustizia ha affermato che Alsheikh ha ricoperto diversi incarichi nella polizia siriana e nell’apparato di sicurezza del Paese mediorientale. Era anche associato al partito siriano Ba’ath ed è stato governatore della provincia di Deir Ez-Zour nel 2011.
Alsheikh si è trasferito negli Stati Uniti nel 2020 e ha chiesto la cittadinanza nel 2023.
L’importanza della giustizia internazionale
L’incriminazione di Alsheikh è un segnale importante per la lotta contro l’impunità per i crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani. È un messaggio chiaro che gli Stati Uniti non tollereranno la presenza sul loro territorio di persone accusate di tali reati. La giustizia internazionale è un pilastro fondamentale per la difesa dei diritti umani e la costruzione di un mondo più equo e sicuro. Questo caso dimostra che anche a distanza di anni, gli autori di crimini contro l’umanità possono essere perseguiti e chiamati a rispondere delle loro azioni.