Emma Marrone: un’anima ribelle e un cuore aperto
Emma Marrone, cantautrice, attivista e anima sempre rivolta a chi è più sfortunato, è la protagonista del nuovo numero di Vanity Fair, in edicola dall’11 dicembre. In un’intervista esclusiva, l’artista salentina si racconta senza filtri, svelando la sua anima ribelle e il suo cuore aperto.
Dall’amore che non c’è ai figli a cui rinuncia, dal dolore per la perdita del padre al percorso, emotivo e artistico, grazie a cui si è ripresa la scena, Emma Marrone affronta temi delicati con la sua consueta sincerità e coraggio.
Un numero che vuole puntare i riflettori sulla condizione delle carceri italiane, denunciando un sistema al collasso e, al contempo, raccontando le storie, piene di speranza, di chi sta provando a cambiare le cose.
L’incontro con i ragazzi del Beccaria: “Voglio solo ascoltare”
Emma Marrone ha accettato un invito speciale da parte di Vanity Fair e Teatro Puntozero: prima di Natale andrà a far visita ai ragazzi del carcere Beccaria.
Sarà un incontro a porte chiuse, “un’unione di anime”, come dice lei, che non vuole portare un messaggio, ma “solo per ascoltare. Perché oggi nessuno ascolta più”.
“Li voglio solo ascoltare. Oggi nessuno ascolta più. E forse loro, più di altri, hanno bisogno di essere capiti e anche un po’ coccolati. Io non credo che le persone prendano strade complicate perché ne hanno voglia: chiunque, se potesse, farebbe della propria vita un quadro meraviglioso. Solo che non tutti possono. Io non giudico mai”, ha spiegato Emma.
Il discorso tocca anche i guai giudiziari del trapper Baby Gang: “Conosco Zaccaria (Mouhib, ndr). E forse, al posto suo, io avrei fatto anche di peggio. Lui è una delle persone più educate, dolci e professionali che abbia mai incontrato. Semplicemente, è un ragazzo che ha sofferto: glielo vedi negli occhi”.
Body positivity e la lotta contro il cancro
Emma Marrone affronta anche il tema della body positivity: “Io mi piaccio da morire. Il mio è il corpo di una donna che ha combattuto battaglie tremende e che è sopravvissuta. Tante altre oggi sono sottoterra. Poi, sono consapevole che in alcuni momenti sono stata fuori forma, ma non mi sono mai nascosta dietro a palandrane. Mi sono esibita con la pancia e le braccia gonfie, con otto menti ben visibili. Per qualcuno sarà stato un pretesto per svilirmi, qualcun altro, però, avrà pensato: ‘Quella non si vergogna. Va sul palco, canta, si mostra. Se lo fa lei, posso farlo anch’io’. Non è un mistero: la malattia mi ha lasciato dei problemi ormonali che ogni tanto devo gestire”.
E aggiunge che “devo fare i controlli ogni anno. Non potrò mai dirmi guarita: ho avuto un cancro recidivo”.
La rinuncia alla maternità e il sogno d’amore
La cantante racconta anche di dover “rinunciare all’idea di un figlio”.
“Dovrei sottopormi alla procreazione medicalmente assistita, ma non ho un compagno, e quindi in Italia non posso. Potrei andare all’estero, a pagamento, ma non mi sembra corretto verso tutte le donne che sono nella mia stessa situazione e non possono permetterselo”.
E un compagno al momento non è all’orizzonte: “Alla solitudine mi sono abituata. E forse ci sto anche comoda: in fondo, se proprio volessi qualcuno, credo che lo troverei. Ma io non voglio qualcuno, così tanto per. Io voglio la favola. Come Pretty Woman. Sogno ancora il grande amore, e me lo merito. Se non trovo quello, mi tengo la Play”.
Un’anima che ispira speranza
Emma Marrone è un esempio di forza e di coraggio. La sua storia personale, segnata dalla lotta contro il cancro e dalla rinuncia alla maternità, è un monito per tutti noi. La sua capacità di affrontare le difficoltà con positività e di rivolgere il suo sguardo verso gli altri, in particolare verso chi è più sfortunato, è un’ispirazione per tutti. La sua visita ai ragazzi del carcere Beccaria è un gesto di grande sensibilità e di profonda umanità, che dimostra la sua attenzione verso le persone che vivono in situazioni di disagio.