L’inflazione rallenta in Argentina
L’Argentina ha registrato un’inflazione mensile del 2,4% a novembre, il tasso più basso da luglio 2020. Questo dato rappresenta un segnale positivo per il paese che sta affrontando una grave crisi economica, con un’inflazione annua che ha raggiunto il 166%. Secondo l’Istituto nazionale di statistica e censimento dell’Argentina (Indec), le maggiori variazioni di prezzo si sono registrate nei settori dell’istruzione e dell’alloggio, dell’acqua, dell’elettricità e dei combustibili.
Il calo dell’inflazione e la politica di Milei
Il calo dell’inflazione, che ha raggiunto il 12,8% a dicembre, ha contribuito ad aumentare la popolarità del presidente ultraliberista Javier Milei. Milei sta conducendo una severa politica economica all’insegna dell’austerity e dei tagli alle spese pubbliche. Secondo una ricerca dell’istituto Zubán Córdoba, l’economia e il rallentamento dell’aumento dei prezzi sono visti come i risultati più positivi dell’attuale governo.
Un’inflazione ancora alta
Nonostante il calo dell’inflazione, il problema resta grave. Il tasso annuo del 166% è ancora molto alto e continua a erodere il potere d’acquisto dei cittadini. Inoltre, la politica di austerità del presidente Milei è oggetto di dibattito. Alcuni economisti ritengono che i tagli alle spese pubbliche possano avere un impatto negativo sull’economia, mentre altri sostengono che siano necessari per ristabilire la stabilità finanziaria del paese.
La sfida dell’inflazione in Argentina
Il calo dell’inflazione è un segnale positivo, ma la sfida per l’Argentina è ancora lunga e complessa. La politica economica del presidente Milei, basata sull’austerity, è un tema controverso. Bisogna valutare attentamente gli effetti a lungo termine di queste misure e monitorare l’andamento dell’inflazione nei prossimi mesi. La stabilità economica è fondamentale per la crescita e il benessere del paese, e la strada per raggiungere questo obiettivo è ancora lunga e incerta.