L’assoluzione di Manna nel processo Malarintha
Il giudice per l’udienza preliminare (gup) di Cosenza ha assolto l’ex sindaco di Rende Marcello Manna, imputato nel processo Malarintha. L’indagine, condotta dalla Procura di Cosenza nel novembre 2022, aveva coinvolto un’ottantina di persone accusate, a vario titolo, di corruzione, rivelazione di segreto di ufficio, falso in atto pubblico, turbativa d’asta, frode in pubbliche forniture, peculato e abuso d’ufficio. Al centro dell’inchiesta c’erano gli appalti e i bandi comunali per la manutenzione di impianti e aree pubbliche della città. L’inchiesta Malarintha, assieme all’operazione ‘Reset’, ha contribuito allo scioglimento del Comune di Rende.
Gli indagati e le accuse
Tra gli indagati del processo Malarintha figuravano amministratori, professionisti e imprenditori, tra cui l’ex vicesindaco Annamaria Artese, che è stata prosciolta. La Procura di Cosenza, nel processo celebrato con rito abbreviato, aveva chiesto per Manna una condanna ad otto mesi.
Il contesto dell’inchiesta
L’inchiesta Malarintha ha avuto un impatto significativo sulla vita politica e amministrativa di Rende. L’indagine ha sollevato dubbi sulla trasparenza e la correttezza degli appalti comunali, portando allo scioglimento del Comune e a un’intensa attenzione mediatica. Il processo Malarintha ha rappresentato un momento cruciale nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata nel territorio cosentino.
Riflessioni sull’assoluzione
L’assoluzione di Manna nel processo Malarintha solleva interrogativi sull’efficacia delle indagini e sulla giustizia in materia di corruzione. È importante sottolineare che l’assoluzione non implica necessariamente l’innocenza, ma la mancanza di prove sufficienti per una condanna. L’inchiesta Malarintha ha comunque evidenziato la necessità di una maggiore trasparenza e di controlli più rigorosi negli appalti pubblici, per garantire la correttezza e l’equità nella gestione del denaro pubblico.