Un quadro generale di flessione
Secondo i dati Istat, l’indice destagionalizzato della produzione industriale italiana dovrebbe rimanere invariato a ottobre 2024 rispetto al mese precedente. Tuttavia, l’indice complessivo, al netto degli effetti di calendario, registra una diminuzione del 3,6% in termini tendenziali. Questo calo si inserisce in un contesto di contrazione a lungo termine dell’indice corretto per gli effetti di calendario, come evidenziato dall’istituto di statistica.
Nella media del trimestre agosto-ottobre, il livello della produzione è diminuito dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti. La flessione è diffusa a tutti i principali settori di attività, con un impatto maggiore sui beni intermedi e sui beni strumentali.
Settori più colpiti
Le flessioni più marcate si osservano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-16,4%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-15,9%) e nell’attività estrattiva (-12,4%). La riduzione è meno pronunciata per i beni di consumo e l’energia (-0,8% per entrambi i settori), mentre risulta più rilevante per i beni intermedi (-5,2%) e per i beni strumentali (-4,4%).
Settori in crescita
Nonostante il quadro generale di flessione, alcuni settori registrano incrementi tendenziali. Le industrie alimentari, bevande e tabacco (+3,7%), la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+1,6%) e le altre industrie manifatturiere (+1,5%) sono i settori che mostrano le maggiori crescite.
Un segnale di preoccupazione
Il calo della produzione industriale in Italia rappresenta un segnale di preoccupazione per l’economia del Paese. La contrazione diffusa a tutti i principali settori evidenzia una situazione complessa, che richiede un’attenta analisi e un’azione mirata per favorire la ripresa. È fondamentale comprendere le cause di questa flessione, come le tensioni geopolitiche, l’inflazione e l’incertezza economica globale, per poter adottare politiche economiche efficaci a sostegno delle imprese e della crescita.