Un altro suicidio in carcere: il dramma di Verona
Un detenuto di 24 anni, nato in Romania, si è tolto la vita nella sua cella del carcere di Verona. Il giovane, con fine pena prevista per l’agosto del 2030, ha tentato di impiccarsi mercoledì sera. Subito soccorso, è stato condotto in ospedale in condizioni disperate, ma è deceduto nella serata di oggi.
Con questo nuovo decesso, sale a 86 il numero di suicidi in carcere dall’inizio dell’anno. Di questi, 4 si sono verificati a Verona.
L’allarme della UILPA Polizia Penitenziaria
Il Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio, ha espresso profonda preoccupazione per la situazione, lanciando un grido d’allarme alla politica e al Governo.
“Teniamo a precisare che i nostri conteggi sono frutto di risultanze acquisite attraverso canali informativi, autonomi e indipendenti, che coordiniamo costantemente con RadioCarcere (Radio Radicale), Ristretti Orizzonti e altre associazioni”, ha dichiarato De Fazio. “Vengono forniti per rappresentare all’opinione pubblica il girone infernale in cui si sono trasformate le carceri per detenuti e operatori e rivolgere il nostro grido d’allarme alla politica e al Governo nella speranza, sinora vana, che si assumano provvedimenti utili a risollevarne le sorti.”
De Fazio ha sottolineato che “Sembra che a qualcuno sfugga che non si parla di semplici numeri, ma di vite umane spezzate da un sistema penitenziario assolutamente fallimentare.”
Il dramma del sovraffollamento e la carenza di personale
Il sovraffollamento delle carceri italiane è un problema cronico che contribuisce a creare un ambiente di stress e tensione, con conseguenze negative per la salute mentale dei detenuti. La carenza di personale qualificato, in particolare di psicologi e assistenti sociali, rende difficile la gestione di situazioni di emergenza e la prevenzione del suicidio.
Le organizzazioni che si occupano di diritti dei detenuti da anni denunciano la situazione critica del sistema penitenziario italiano, chiedendo interventi urgenti per migliorare le condizioni di vita dei detenuti e per garantire un trattamento dignitoso e rispettoso dei loro diritti.
La necessità di un intervento urgente
Il suicidio di un giovane detenuto a Verona è un’ulteriore tragedia che mette in luce la necessità di un intervento urgente da parte delle istituzioni. La politica e il Governo devono assumere la responsabilità di affrontare la crisi del sistema penitenziario italiano, investendo risorse per migliorare le condizioni di vita dei detenuti, per garantire la sicurezza degli operatori e per promuovere la rieducazione e il reinserimento sociale dei detenuti.
La prevenzione del suicidio e la tutela della salute mentale dei detenuti devono diventare priorità assoluta. La società civile è chiamata a fare la sua parte, sostenendo le organizzazioni che si battono per i diritti dei detenuti e per la riforma del sistema penitenziario.
Un sistema fallimentare
La notizia del suicidio di un altro detenuto, il 86° dall’inizio dell’anno, è un segnale allarmante che non può essere ignorato. Il sistema penitenziario italiano è in una situazione di profonda crisi, con un sovraffollamento cronico, una carenza di personale e una mancanza di risorse per la cura della salute mentale dei detenuti. È necessario un intervento urgente da parte delle istituzioni per riformare il sistema e garantire un trattamento dignitoso e rispettoso dei diritti dei detenuti.