La caduta di Damasco e la fuga di Assad
Dopo una fulminea avanzata che ha travolto le roccaforti governative in soli 10 giorni, le forze ribelli guidate da Hayat Tahrir al-Sham (Hts) hanno annunciato la conquista di Damasco e la fuga del presidente Bashar al-Assad. La notizia è stata accolta con festeggiamenti in tutta la capitale, con i residenti che sono scesi in strada per celebrare la caduta del regime dopo 50 anni di governo del partito Baath.
I ribelli hanno preso il controllo dell’emittente radiotelevisiva pubblica e del carcere militare di Sednaya, noto come il ‘mattatoio umano’, liberando migliaia di detenuti. La folla festante ha anche calpestato la statua abbattuta del padre di Bashar, Hafez Al Assad.
Il primo ministro siriano, Mohammed Ghazi Jalali, si è detto pronto a tendere la mano all’opposizione e a collaborare con la leadership che verrà scelta dal popolo, proponendo libere elezioni. Al-Jolani, leader di Hts, ha ordinato alle sue forze di non avvicinarsi alle istituzioni pubbliche, che rimarranno sotto la supervisione dell’ex primo ministro fino a quando non saranno ufficialmente consegnate.
La sorte di Assad è incerta. Il suo ufficio ha smentito la fuga, affermando che si trova ancora a Damasco, ma fonti informate parlano di un possibile esilio a Teheran o Mosca.
Le reazioni internazionali e le prospettive future
La Casa Bianca ha annunciato che il presidente Biden e il suo team monitorano da vicino gli eventi e rimangono in costante contatto con i partner regionali. La comunità internazionale è in stato di allerta, con le potenze occidentali che si riuniscono per discutere le prossime mosse.
La Russia e l’Iran, alleati storici di Assad, hanno espresso preoccupazione per la presa di Damasco da parte di Hts, definito un ‘gruppo terroristico’. Mosca e Teheran hanno ribadito la necessità di un rapido ritorno alla stabilità e di un processo di transizione politica che coinvolga tutte le parti, ma finora non hanno annunciato un intervento militare massiccio per salvare il regime.
Il ruolo della Russia è cruciale. L’intervento di Putin nel 2015 fu decisivo per salvare Assad, ma la perdita di Damasco e della base navale di Tartus avrebbe conseguenze negative per Mosca, che perderebbe il suo unico sbocco sul Mediterraneo.
La nuova era per la Siria si apre con un futuro incerto. La presa di potere di Hts, un’organizzazione islamica, potrebbe cambiare lo stigma del potere religioso siriano, da sciita a sunnita, con possibili ripercussioni geopolitiche nella regione.
L’impatto della caduta di Damasco
La caduta di Damasco segna un punto di svolta nella guerra civile siriana, che dura da oltre un decennio. La vittoria dei ribelli, in particolare di Hts, apre nuove prospettive per la Siria, ma anche nuove sfide. Il paese si trova a un bivio, con la possibilità di un processo di transizione politica e di un ritorno alla stabilità, ma anche il rischio di un nuovo conflitto.
La comunità internazionale dovrà affrontare la sfida di gestire la transizione in Siria, garantendo la sicurezza e la stabilità del paese e prevenendo una escalation del conflitto. Il ruolo della Russia e dell’Iran sarà cruciale in questo processo, ma anche le potenze occidentali dovranno assumere un ruolo attivo per garantire una soluzione pacifica e duratura.
La caduta di Damasco è un evento storico che segna la fine di un’era per la Siria. Il paese si trova a un punto di svolta e il futuro è incerto. La comunità internazionale dovrà lavorare insieme per garantire che la Siria possa finalmente intraprendere un percorso di pace e di ricostruzione.
Un futuro incerto
La caduta di Damasco è un evento storico che segna la fine di un’era per la Siria, ma apre anche un futuro incerto. La vittoria dei ribelli, in particolare di Hts, solleva molti interrogativi sulla stabilità e sul futuro del paese. La comunità internazionale dovrà affrontare la sfida di gestire la transizione in Siria, garantendo la sicurezza e la stabilità del paese e prevenendo una escalation del conflitto. Il ruolo della Russia e dell’Iran sarà cruciale in questo processo, ma anche le potenze occidentali dovranno assumere un ruolo attivo per garantire una soluzione pacifica e duratura.