Un’altra ordinanza per Luca Lucci
Luca Lucci, il capo ultrà della curva Sud del Milan, è stato nuovamente raggiunto da un’ordinanza cautelare, la terza in poco più di due mesi. Questa volta, l’accusa è quella di essere il mandante del tentato omicidio di Enzo Anghinelli, avvenuto nel 2019. L’interrogatorio di garanzia si è svolto davanti al gip di Milano Domenico Santoro, ma Lucci ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, difeso dal legale Jacopo Cappetta.
Lucci è già in carcere per associazione per delinquere nell’ambito dell’inchiesta “doppia curva” e per un maxi traffico di droga. La nuova ordinanza si aggiunge alle precedenti, che lo riguardano per reati legati alla violenza negli stadi e al traffico di stupefacenti.
Secondo l’accusa, il tentato omicidio di Anghinelli sarebbe stato commesso perché quest’ultimo era diventato “troppo ingombrante” per il business della curva Sud, in particolare per il traffico di droga. Anghinelli, che venne gravemente ferito a colpi di pistola alla testa in via Cadore, zona Porta Romana, il 12 aprile 2019, si salvò per miracolo.
L’inchiesta, coordinata dai pm Paolo Storari e Leonardo Lesti, ha portato all’arresto di Daniele Cataldo, 52 anni, ritenuto il “vice” di Lucci, il 17 ottobre scorso.
Il gip ha sintetizzato il movente del tentato omicidio, descrivendo Anghinelli come un “cane sciolto” che voleva “fare affari con la curva”, minando il potere di Lucci e alleandosi a volte con Giancarlo Lombardi, ex capo ultrà detto “Sandokan”, o con Domenico Vottari dei “Black Devil”.
Le indagini hanno inoltre evidenziato come i gruppi “in guerra” per il controllo della curva avrebbero avuto “rilevanti legami con articolazioni della ‘ndrangheta”, contatti che Lucci avrebbe avuto ancora di recente.
Il contesto della violenza negli stadi
La vicenda di Luca Lucci e del tentato omicidio di Enzo Anghinelli si inserisce in un contesto di violenza negli stadi e di criminalità organizzata che da tempo affligge il mondo del calcio italiano. La curva Sud del Milan è stata spesso al centro di episodi di violenza e di reati, come il traffico di droga e le aggressioni tra gruppi rivali.
Le indagini della Squadra mobile e della Procura di Milano hanno svelato un sistema di potere all’interno della curva Sud, con un capo carismatico come Luca Lucci e una rete di collaboratori e affiliati che si occupavano di gestire il business del traffico di droga e di controllare la violenza negli stadi. Il tentativo di omicidio di Anghinelli si inserisce in questo contesto di lotta per il potere e per il controllo del territorio.
La vicenda solleva interrogativi sulla capacità di controllo e di repressione della violenza negli stadi da parte delle forze dell’ordine e delle autorità competenti. È necessario un impegno concreto e coordinato per contrastare la criminalità organizzata che si infiltra nel mondo del calcio e per garantire la sicurezza dei tifosi e degli atleti.
La violenza negli stadi: un problema complesso
La vicenda di Luca Lucci e del tentato omicidio di Enzo Anghinelli è un triste esempio di come la violenza negli stadi possa degenerare in reati gravissimi. È fondamentale che le autorità competenti continuino a indagare su questi episodi e a perseguire i responsabili, in modo da garantire la sicurezza di tutti coloro che frequentano gli stadi. Inoltre, è necessario un intervento a livello sociale e culturale per contrastare la cultura della violenza e dell’intolleranza che spesso si diffonde negli ambienti calcistici.