Maggiore discrezionalità per il Csm nelle nomine apicali
Il Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) ha approvato una proposta che introduce una maggiore discrezionalità per l’organo di autogoverno della magistratura nelle nomine delle figure apicali degli uffici giudiziari. La proposta, sostenuta da un’inedita alleanza tra Area (la principale corrente progressista) e Magistratura indipendente (storicamente filo governativa), apporterebbe dei correttivi al sistema attuale, ma si basa su una logica che si muove nel perimetro della tradizione, conservando maglie larghe sulle nomine proprio nel riconoscimento dell’autonomia del Csm.
La proposta, approvata a maggioranza con emendamenti, è stata presentata dai consiglieri Ernesto Carbone, Maurizio Carbone ed Eligio Paolini. Essa si concentra sui criteri di esperienza specifica senza attribuzione di punteggi agli aspiranti, superando la distinzione tra indicatori generali e specifici.
Il Testo unico sulla dirigenza giudiziaria, come spiega una nota del Consiglio, “individua i requisiti per il conferimento e la conferma degli incarichi direttivi e semidirettivi negli uffici giudiziari sulla base del merito e delle attitudini”.
Due proposte in discussione
All’esame dell’Assemblea plenaria sono state sottoposte dalla Quinta Commissione due proposte, nell’intento condiviso di assicurare merito e trasparenza nel conferimento degli incarichi. La proposta 1, già citata, si concentra sui criteri di esperienza specifica senza attribuzione di punteggi agli aspiranti. La proposta 2, presentata dai consiglieri Domenica Miele e Michele Forziati, opta per la valutazione degli aspiranti secondo punteggi, con una griglia definita in relazione ai parametri di legge.
Approvazione a maggioranza
Dopo la discussione, l’Assemblea plenaria ha approvato a maggioranza, con emendamenti, la proposta 1, con 16 voti a favore, 14 contrari e l’astensione del vice presidente.
Un passo verso l’autonomia del Csm?
La decisione del Csm di approvare una proposta che concede maggiore discrezionalità all’organo di autogoverno della magistratura nelle nomine apicali potrebbe essere interpretata come un passo verso una maggiore autonomia del Csm. Tuttavia, è importante sottolineare che la proposta si basa su una logica che si muove nel perimetro della tradizione, conservando maglie larghe sulle nomine. Resta da vedere se questa maggiore discrezionalità si tradurrà in un effettivo aumento dell’autonomia del Csm o se si limiterà a consolidare le prassi esistenti.