L’archiviazione dell’inchiesta ‘Bigliettopoli’
Il Gip del tribunale di Roma, su proposta della procura capitolina, ha archiviato la posizione di Stefano Esposito, ex senatore torinese del Pd, nell’inchiesta ‘Bigliettopoli’. L’inchiesta riguardava presunti scambi di favori con l’imprenditore Giulio Muttoni, ex patron della società promotrice di spettacoli musicali Set Up Live.
Il procedimento era stato avviato dalla procura di Torino e in seguito trasferito a Roma per decisione della Cassazione. La Corte Costituzionale, intervenuta sul caso, rilevò l’illegittimità delle numerose intercettazioni telefoniche su Esposito raccolte dagli inquirenti piemontesi. I reati ipotizzati erano la corruzione e il traffico di influenze illecite.
Il Gip Angelo Giannetti ha preso atto che la stessa procura di Roma ha sollevato “dubbi sulla fondatezza delle ipotesi d’accusa”.
La reazione di Stefano Esposito
“È la fine di un incubo durato sette anni o, per la precisione, 2.589 giorni” ha commentato l’ex senatore Stefano Esposito (Pd) l’archiviazione delle accuse. “Sono trascorsi 2589 giorni – dichiara Esposito – da quando, casualmente, ho appreso di essere indagato per reati gravissimi e infamanti: corruzione, turbativa d’asta e traffico di influenze illecite. Oggi, finalmente, i magistrati di Roma hanno emesso il decreto di archiviazione che pone fine ad una vicenda giudiziaria a dir poco assurda.”
Esposito ha poi aggiunto: “Questa indagine ha segnato in modo profondo e irreparabile la mia vita e quella della mia famiglia. Gli ultimi sette anni sono stati un incubo che lascia cicatrici indelebili, nonostante l’attuale epilogo che chiude formalmente questa triste pagina della giustizia italiana.”
Considerazioni sull’archiviazione
L’archiviazione dell’inchiesta ‘Bigliettopoli’ solleva diverse questioni. Da un lato, è importante riconoscere il diritto di ogni persona di essere ritenuta innocente fino a prova contraria. Dall’altro, è fondamentale garantire che le indagini giudiziarie siano condotte con rigore e professionalità, evitando l’utilizzo di metodi illegittimi o l’acquisizione di prove in modo non conforme alla legge. Il caso di Stefano Esposito, con l’illegittimità delle intercettazioni telefoniche e i dubbi sollevati dalla procura di Roma, mette in luce la necessità di un sistema giudiziario che sia in grado di tutelare sia i diritti degli indagati che l’interesse pubblico alla giustizia.