Il Futurismo di tutti gli italiani
Raffaele Simongini, curatore della mostra “Il Tempo del Futurismo” alla Gnam-C di Roma, si è trovato a dover affrontare una serie di polemiche fin dall’inaugurazione dell’esposizione. In un’intervista, il critico ha espresso la sua visione del Futurismo, affermando che “non c’è alcuna volontà di legare il Futurismo alla destra o alla sinistra, perché sarebbe ingiusto nei confronti di artisti così grandi e geniali. Il Futurismo è di tutti gli italiani, è orgoglio della creatività italiana nel mondo e questa mostra non ha alcun intento ideologico o politico, al di là di qualche dichiarazione iniziale.”
Simongini ha sottolineato che la mostra è stata fortemente voluta dall’ex ministro Sangiuliano e dall’attuale titolare del Mic, Alessandro Giuli, e che “Marinetti pagava i giornalisti per parlare male delle mostre futuriste: noi abbiamo avuta tanta pubblicità gratis. Ringraziamo tutti, a Marinetti sarebbe piaciuto tantissimo.”
Scelte curatoriali e budget
Il curatore ha poi affrontato le polemiche riguardanti le scelte fatte sulle opere in mostra, chiarendo che “le scelte fatte sulle opere in mostra non sono affatto il risultato di un taglio del budget che “è sempre lo stesso, ed è pubblico: 1,5 milioni di euro, Iva compresa, stanziati dal Mic. Poi si è aggiunto un contributo, anche questo trasparente, degli sponsor.”
Simongini ha spiegato che la decisione di esibire un numero inferiore di opere è stata presa per rendere la mostra più fruibile al pubblico: “tutte le polemiche sul numero delle opere dipendono dal fatto che una mostra complessa come questa in corso d’opera viene modificata: ci eravamo accorti che esporre 700 o 800 opere sarebbe stato insostenibile per il visitatore.”
La scelta è stata quindi quella di privilegiare i capolavori e di collaborare con i musei italiani: “Questa è una mostra che sceglie e presenta tutto il meglio dei musei italiani che ci hanno sostenuto con grande entusiasmo: abbiamo circa 20 opere dal Museo del 900, altri 20 dal Mart di Rovereto. Nessuno ha negato i prestiti. Poi ci sono alcuni prestiti internazionali. In genere sono state scelte le opere più significative per il percorso.”
Polemiche e interessi economici
Simongini ha poi analizzato le ragioni delle polemiche che hanno accompagnato la mostra, sottolineando che “Il Futurismo nel mercato è diventato un business, bisogna prestare grande attenzione, perché per molti mercanti, galleristi e colleghi storici dell’arte il Futurismo è diventato quello. E quando vai a toccare l’orticello di qualcuno, questo si adira.”
Il curatore ha affermato di essere immune agli interessi di mercato: “Io modestamente non faccio autentiche sul Futursimo, sono immune ad interessi di mercato e questo dà fastidio a molti.”
Contenzioso legale e accuse
Simongini ha poi affrontato le questioni legali che hanno coinvolto alcuni membri dell’organizzazione della mostra: “Su questo sarebbe giusto che rispondessero il direttore generale del Mic Osanna e la direttrice della Gnam-C Mazzantini: non competono a me i contratti. Ma diciamo che nel corso del tempo si sono manifestate delle criticità sulle loro posizioni professionali personali. Non voglio entrare in queste questioni personali e visto che loro hanno avviato iniziative nei confronti del Mic, questo verrà appurato.”
Il curatore ha poi citato alcuni casi di controversie sul Futurismo, come il sequestro di opere a un’esposizione in Sicilia e il dubbio su alcune autentiche di quadri di Boccioni: “Ma – aggiunge Simongini – c’è chi, e non faccio nomi, ha avuto problemi 5 anni fa in una mostra in Sicilia, per cui sono state sequestrate delle opere e quattro de Chirico, tuttora dichiarati falsi dalla Fondazione de Chirico. E questo imbarazza tantissimo. Ma questo è un caso e potrei fare un elenco: ad esempio c’è anche un’altra persona di cui sono state messe in dubbio alcune autentiche di quadri di Boccioni. O ancora, solo quattro mesi fa ne è saltata fuori un’altra con il sequestro di opere per la mostra di Baldessari al Mart di Rovereto.”
Il ruolo della Galleria Russo
Infine, Simongini ha chiarito il ruolo della Galleria Russo nella mostra: “Tramite Fabrizio Russo abbiamo avuto otto opere, ma la cosa fondamentale è che la Galleria non presta nessuna opera sua: lui ha solo fatto da intermediario per alcuni collezionisti molto importanti che in passato avevano acquistato da lui e che vogliono mantenere l’anonimato. Russo non ha guadagnato niente, è stato generoso, le opere esposte – ripete – non sono sue.”
Un’analisi critica
La mostra “Il Tempo del Futurismo” si presenta come un’occasione per rivalutare il movimento artistico italiano, ma le polemiche che l’hanno accompagnata sollevano interrogativi sulla gestione e la cura della cultura in Italia. È importante che le istituzioni culturali siano trasparenti e che le scelte curatoriali siano basate su criteri oggettivi e non su interessi economici o personali. La vicenda della mostra mette in luce la complessità del mondo dell’arte e la necessità di un maggiore dialogo tra istituzioni, critici e pubblico.