L’indagine della FTC su Microsoft
La Federal Trade Commission (FTC) ha avviato un’ampia indagine su Microsoft, puntando a far luce sulle attività della società in diversi settori, tra cui il cloud, la cybersicurezza e l’intelligenza artificiale. L’inchiesta è stata approvata dalla presidente della FTC, Linda Khan, nonostante il suo probabile addio a gennaio con l’insediamento di Donald Trump.
Secondo indiscrezioni riportate dai media, l’indagine è stata avviata dopo un anno di interviste e contatti con i rivali di Microsoft e i suoi partner commerciali. Questi colloqui si sono tradotti in una dettagliata richiesta di informazioni a Redmond da parte delle autorità antitrust.
La FTC sta esaminando se Microsoft abbia abusato della sua forza nel software per imporre accordi di licenza punitivi al fine di impedire ai suoi clienti di trasferire i loro dati da Azure a servizi concorrenti.
Un precedente storico e il caso Google
Non è la prima volta che Microsoft finisce nel mirino dell’antitrust. Già 25 anni fa, il governo americano aveva intentato una causa contro la società per il sistema operativo Windows, cercando senza successo di spezzettarla.
Il Dipartimento di Giustizia ha da poco avanzato una analoga richiesta di scorporo per Google dopo la vittoria in tribunale dello scorso agosto, quando Mountain View è stata bollata come “monopolista”. Il caso era stato avviato durante la prima amministrazione Trump, il che non lascia ben sperare Google su un cambio di rotta nei prossimi anni, anche alla luce della nomina di Brendan Carr, noto critico di Big Tech, alla guida della Federal Communications Commission.
L’impatto dell’indagine sul settore tecnologico
L’indagine su Microsoft è un segnale importante del crescente controllo del governo americano sulle Big Tech. L’esito dell’inchiesta potrebbe avere un impatto significativo sul settore tecnologico, influenzando le pratiche commerciali di altre aziende e il panorama competitivo del mercato. L’attenzione si concentra sulla necessità di garantire una concorrenza leale e di proteggere i consumatori da eventuali abusi di potere da parte delle grandi aziende tecnologiche.