Un incubo che si ripete: il malore di Bove e la memoria dei campioni
Lo stadio ammutolito, i compagni di squadra e gli avversari in lacrime, il terrore che si diffonde tra le tribune. Le immagini di Edoardo Bove che si accascia al suolo durante Fiorentina-Inter hanno riacceso l’incubo dei malori in campo, un’ombra che aleggia sul mondo del calcio. La memoria corre subito a Christian Eriksen, il danese che nel 2021 fu colpito da un infarto durante un match degli Europei. Un momento di panico che ha fatto il giro del mondo, con il calciatore che si accasciava privo di sensi e veniva salvato solo grazie al tempestivo intervento dei medici. La Danimarca intera si strinse intorno al suo campione, che fortunatamente si riprese e tornò a giocare grazie a un defibrillatore fisso.
L’incubo dei malori in campo è una realtà che purtroppo non risparmia nessuno, neanche i professionisti che si sottopongono a continui controlli medici. Negli ultimi anni, altri calciatori hanno vissuto momenti di paura: Evan N’Dicka, lo scorso aprile, si è svenuto in campo con la maglia della Roma, mentre nel 2012 Fabrice Muamba, centrocampista del Bolton, ha subito un infarto durante una partita di Premier League, rimanendo privo di sensi per 78 minuti. Il defibrillatore, utilizzato in campo, in ambulanza e in ospedale, è stato determinante per la sua sopravvivenza.
Un passato di tragedie e di miracoli: le storie di Manfredonia, Morosini e Muamba
La storia del calcio è costellata di casi di malori in campo, alcuni dei quali hanno avuto un epilogo tragico. Renato Curi, del Perugia, e Piermario Morosini, del Livorno, hanno perso la vita dopo aver perso i sensi in campo, rispettivamente nel ’77 e nel 2012. Un altro dramma che ha scosso il mondo del calcio è stato quello di Lionello Manfredonia, centrocampista della Roma, che nel 1989 si accasciò a terra per un arresto cardiaco durante una partita contro il Bologna. Il tempestivo intervento dei medici e di alcuni compagni di squadra gli salvò la vita, ma Manfredonia fu costretto a ritirarsi dal calcio.
La vicenda di Fabrice Muamba, che si riprese miracolosamente da un infarto grazie al defibrillatore, ha acceso un dibattito sulla sicurezza degli atleti e sulla necessità di avere a disposizione strumenti di pronto soccorso adeguati. Nel 2017, Abdelhak Nouri, giovane promessa dell’Ajax, si accasciò in campo per un arresto cardiaco. Si risvegliò dal coma dopo cinque giorni, ma con danni cerebrali permanenti.
La Fiorentina e il dolore per le tragedie di Astori e Barone
A Firenze, la storia dei malori in campo è segnata da tragedie che hanno lasciato un segno indelebile nel cuore dei tifosi. Giancarlo Antognoni fu salvato in campo nel 1981, mentre Davide Astori, capitano della Fiorentina, morì nel 2018 a Udine per un arresto cardiaco. Quest’anno, la tragedia ha colpito di nuovo la famiglia viola con la morte improvvisa di Joe Barone, dirigente della Fiorentina, all’età di 57 anni.
Queste storie, che si susseguono nel tempo, ci ricordano la fragilità della vita e l’importanza di adottare misure di sicurezza adeguate per proteggere gli atleti. Il calcio è uno sport bellissimo e appassionante, ma è anche uno sport che presenta dei rischi. La consapevolezza di questi rischi e la capacità di reagire in modo tempestivo possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Il ruolo della prevenzione e della tecnologia
La tecnologia ha fatto passi da gigante in ambito medico, con defibrillatori sempre più efficienti e accessibili. Tuttavia, la prevenzione resta fondamentale. I controlli medici pre-gara sono essenziali, ma è necessario investire anche in una maggiore consapevolezza dei rischi e in una migliore formazione per il personale medico presente sugli spalti. La tragedia di Bove ci ricorda che la paura dei malori in campo è sempre presente e che non possiamo abbassare la guardia.