Un’accusa e un’ombra: il palcoscenico di Bernini
In un’estate del 1667, il grande Gian Lorenzo Bernini si ritrova al centro di una tempesta. Francesca Bresciani, intagliatrice di lapislazzuli che ha lavorato per lui nella Fabbrica di San Pietro, lo accusa di non pagarla equamente per il suo lavoro. Questa vicenda, storicamente documentata, diventa il fulcro di “Lettere a Bernini”, il nuovo spettacolo di Marco Martinelli, in scena al Teatro Rasi di Ravenna.
Martinelli, fondatore delle Albe, si addentra nell’animo tormentato di Bernini, usando le lettere di Francesca come lente d’ingrandimento. Lo spettacolo, interpretato da Marco Cacciola, diventa un monologo in cui Bernini, tra italiano e napoletano, riversa la sua furia, il suo ego smisurato e la sua complessità.
L’ombra di Francesco Borromini, rivale di Bernini, aleggia su questa rappresentazione. Martinelli, ispirato dalla visita alla Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, capolavoro di Borromini, confessa che l’amore per Bernini è nato paradossalmente dal suo rivale. Il testo di Martinelli, un libro edito da Einaudi, ci accompagna in questo viaggio nell’animo di Bernini, tra accuse, rivalità e il peso del suo genio.
Un genio tormentato tra accuse e rivalità
“Lettere a Bernini” non è solo un’accusa, ma un’indagine sulla natura umana di un genio tormentato. Le lettere di Francesca Bresciani, in cui denuncia il torto subito e rivendica i propri diritti, rivelano una figura di emancipazione femminile ante litteram.
Bernini, nel suo monologo, evoca anche l’ombra del rivale Borromini, con cui condivideva il palcoscenico della Roma del XVII secolo. Il testo di Martinelli, con la sua alta densità poetica, ci immerge in un mondo di passioni, rivalità e ambizioni.
La notizia del suicidio di Borromini, giunta inaspettatamente, segna un momento di svolta nello spettacolo. La furia di Bernini cede il passo alla pietas, rivelando la complessità del suo animo. Martinelli, con sensibilità e accuratezza, ci mostra un Bernini non solo come artista, ma come uomo, con le sue contraddizioni, le sue debolezze e la sua grandezza.
Un’indagine sulla natura umana in un’epoca di manicheismi
“Lettere a Bernini” è un’opera che ci invita a riflettere sulla natura umana, in particolare in un’epoca come la nostra, dominata da manicheismi e semplificazioni. Martinelli, attraverso la figura di Bernini, ci mostra la complessità dell’animo umano, la sua capacità di amare e odiare, di creare e distruggere.
Lo spettacolo, che sarà in tournée in diverse città italiane, è un’occasione per approfondire la figura di Bernini, un artista che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte.
Albe/Ravenna Teatro, oltre allo spettacolo, propone un ciclo di appuntamenti dedicati a Bernini, con presentazioni di libri e letture teatrali, per approfondire la sua figura e il suo mondo.
Un’indagine profonda e attuale
“Lettere a Bernini” è un’opera che si addentra nelle profondità dell’animo umano, un viaggio introspettivo che ci porta a confrontarci con la complessità di un genio tormentato. La scelta di Martinelli di concentrarsi sulle accuse di Francesca Bresciani e sull’ombra di Borromini ci offre una prospettiva inedita su Bernini, svelando le sue fragilità e le sue contraddizioni. Questa indagine sulla natura umana, tra genio e follia, è particolarmente attuale in un’epoca in cui la semplificazione e la polarizzazione dominano il dibattito pubblico. Martinelli ci ricorda che la grandezza di un artista non cancella la sua umanità, con le sue luci e le sue ombre.