La stretta del Viminale e le polemiche
La circolare del Viminale che impone l’obbligo di identificazione fisica dei clienti per le strutture che offrono affitti brevi ha suscitato reazioni contrastanti. Se da un lato la misura è stata accolta con favore da alcuni esponenti politici e operatori del settore, che sottolineano la necessità di garantire la sicurezza, dall’altro ha sollevato dubbi e perplessità, soprattutto da parte della Lega.
Il dipartimento economico della Lega ha espresso preoccupazione per l’obbligo di identificazione fisica, sostenendo che l’identificazione a distanza, che offre garanzie, non va confusa con il semplice invio di una fotocopia. La Lega ritiene che la misura rischia di alimentare il lavoro nero e di penalizzare le strutture ricettive, soprattutto nelle aree interne.
Il coordinatore dei dipartimenti della Lega, Armando Siri, ha sottolineato che l’identificazione a distanza è già utilizzata per altri servizi, come lo Spid, la posta certificata e l’apertura di un conto corrente, e si è chiesto perché non debba essere possibile anche per i clienti di un b&b. Siri ha anche evidenziato che tutte le strutture ricettive sono dotate di telecamere e sistemi di controllo che trasmettono i dati alle questure.
La ministra del Turismo, Daniela Santanchè, ha difeso l’operato del Viminale, sottolineando che la circolare è stata emanata per garantire la sicurezza dei cittadini, in quanto negli affitti brevi non sempre venivano rispettate le prescrizioni di legge. Santanchè ha anche ribadito che il governo sta lavorando in squadra per garantire la sicurezza del Paese.
Le diverse posizioni
Oltre alla Lega, anche altri esponenti politici e operatori del settore hanno espresso opinioni diverse sulla stretta del Viminale.
L’eurodeputato Dario Nardella, ex sindaco di Firenze, ha sostenuto che l’esplosione di keybox nelle città d’arte e turistiche snatura il concetto di accoglienza e crea seri problemi di sicurezza, in quanto non garantisce l’identificazione degli ospiti.
Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha espresso il suo sostegno alla circolare, mentre il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi, ha annunciato che presenterà a breve una proposta di legge in materia.
Anche i sindaci si sono espressi a favore della circolare. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha annunciato che avrebbe sentito prefetto e questore per studiare le modalità di intervento più adatte a rimuovere le keybox, mentre la sindaca di Firenze, Sara Funaro, ha sottolineato l’intenzione di intervenire per garantire la sicurezza sul territorio.
Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi, ha sostenuto che la circolare è una protezione anche per gli ospiti delle strutture ricettive, che hanno diritto di dormire tranquilli senza preoccuparsi del rischio che nella stanza accanto alloggino dei malintenzionati.
Claudio Cuomo, presidente Aigo Confesercenti, ha ritenuto opportuno concordare con i ministeri dell’Interno e del Turismo l’ammissibilità di software che utilizzano procedure innovative di identificazione diretta elettronica da remoto.
L’Aigab – Associazione italiana gestori affitti brevi, ha sostenuto che se non si vuole tornare al passato, è necessario trovare un modo per conciliare la digitalizzazione con la sicurezza.
Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia, ha criticato la scarsa conoscenza del settore da parte del ministro Piantedosi.
Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, ha ritenuto che il ministero dovrebbe ricalibrare la propria interpretazione della normativa, modernizzandola.
Secondo i calcoli di Jfc, Airbnb in Italia gestisce oltre 608mila alloggi e nel 2023 ha transato, sul mercato italiano, un valore stimato pari a 7 miliardi 553 milioni di euro.
Un dibattito complesso
La questione delle keybox e dell’identificazione dei clienti negli affitti brevi è complessa e presenta diverse sfaccettature. Da un lato, è fondamentale garantire la sicurezza dei cittadini e prevenire attività criminali. Dall’altro, è importante non penalizzare le strutture ricettive e il settore turistico, che contribuiscono in modo significativo all’economia del Paese. La soluzione ideale dovrebbe essere un compromesso che garantisca la sicurezza senza ostacolare lo sviluppo del settore degli affitti brevi, favorendo l’innovazione e la digitalizzazione.