Un’emergenza improvvisa
Dopo 45 anni di autosufficienza, la Colombia ha dovuto ricorrere all’importazione di gas per soddisfare la domanda interna, sia di famiglie che di aziende. Il primo giorno di validità del contratto con la Tpl Energia, sono stati importati 40 milioni di piedi cubi di gas, che sono stati stoccati presso l’unità galleggiante di ri-gassificazione della compagnia al largo dell’isola di Sant Andres. Questa misura d’urgenza è stata adottata dopo mesi di allarmi lanciati da diversi settori, in particolare dal mondo produttivo, riguardo al rischio di carenze energetiche a causa del crollo della produzione nazionale. Questi allarmi, però, sono stati sottovalutati sia dal governo che dalla compagnia energetica statale Ecopetrol.
Critiche al governo
L’Associazione nazionale degli industriali (Andi) ha espresso forti critiche alla gestione del problema da parte del governo. In una nota pubblicata su X, il presidente di Andi, Bruce Mac Master, ha affermato: “Questo è quello che succede a ignorare allarmi, questo è quello che succede quando non si accolgono i segnali di allerta”. La critica si concentra sull’incapacità del governo di rispondere tempestivamente alle segnalazioni di un problema che si stava delineando da tempo. La mancata attenzione alle esigenze del settore produttivo e la sottovalutazione del rischio di carenze energetiche hanno portato alla situazione attuale di emergenza, con la Colombia costretta a importare gas per la prima volta in quasi mezzo secolo.
Un segnale di allarme per l’America Latina
La situazione in Colombia rappresenta un segnale di allarme per tutta l’America Latina. L’incapacità di gestire le risorse energetiche nazionali e la mancanza di una politica energetica lungimirante possono portare a gravi conseguenze economiche e sociali. Il caso colombiano dimostra l’importanza di una pianificazione strategica e di un’attenta analisi delle esigenze del settore produttivo, per evitare di trovarsi in situazioni di emergenza come quella attuale.