Israele risponde ai colpi di mortaio di Hezbollah
L’esercito israeliano (Idf) ha annunciato di aver colpito posizioni di Hezbollah in tutto il Libano in risposta a due colpi di mortaio lanciati dal gruppo libanese contro una postazione militare israeliana nell’area del Monte Dov, al confine con il Libano. L’Idf ha definito i lanci di Hezbollah una “grave violazione” del cessate il fuoco in vigore da mercoledì scorso, e ha promesso una “risposta forte”. I raid israeliani hanno colpito sei villaggi nel sud del Libano.
Per la prima volta dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, Hezbollah ha tirato due colpi di mortaio verso una postazione militare israeliana nell’area del Monte Dov, al confine con il Libano. Rivendicando i lanci come forma di “avvertimento e risposta difensiva iniziale” alle violazioni dell’Idf, oltre che per mandare un segnale concreto sulle sue intenzioni. “I lanci di Hezbollah di questa sera costituiscono una violazione dell’accordo di cessate il fuoco. Lo Stato di Israele esige che le parti interessate in Libano adempiano alle loro responsabilità e impediscano l’attività ostile di Hezbollah dall’interno del territorio libanese”, dichiara l’Idf. “Israele rimane obbligato al rispetto delle condizioni dell’accordo di cessate il fuoco in Libano”.
Trump minaccia Hamas
Sul fronte di Gaza, il presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden ha espresso il suo cordoglio per la morte del soldato israeliano-americano Omer Neutra, ucciso il giorno del massacro e portato a Gaza. Biden ha definito la notizia “devastanti e indignante”. Intanto, Donald Trump ha minacciato Hamas di un “prezzo terribile” se gli ostaggi non saranno liberati prima del suo insediamento alla Casa Bianca il 20 gennaio. “Se gli ostaggi non saranno liberati prima del mio insediamento alla Casa Biancao, il 20 gennaio, “il prezzo da pagare sarà terribile per il Medio Oriente e per i responsabili di queste atrocità contro l’umanità”, ha dichiarato Trump.
Tensioni crescenti tra Israele e Hezbollah
L’attacco di Hezbollah è arrivato a poche ore da un altro avvertimento per Israele: l’artefice dell’intesa, l’inviato della Casa Bianca Amos Hochstein, avrebbe inviato un messaggio esortando Israele a rispettare l’accordo. Secondo indiscrezioni, a Netanyahu è stato contestato, tra l’altro, “il ritorno visibile e udibile dei droni dell’Idf nei cieli di Beirut”. La ramanzina americana si è aggiunta alle critiche di Parigi che domenica, stando ad alcune fonti diplomatiche, ha elencato 52 violazioni israeliane del cessate il fuoco. I vertici militari israeliani, da parte loro, non nascondono l’attività delle truppe. L’ufficio stampa dell’esercito lunedì ha postato un riepilogo, confermando di aver effettuato diversi attacchi in Libano nei giorni scorsi, in seguito ad azioni di Hezbollah “che hanno rappresentato una minaccia”. Inoltre, l’Idf ha dichiarato di aver colpito veicoli militari in uno sito di produzione di missili nella valle della Beqaa e altri al confine tra Libano e Siria, utilizzati dai paramilitari sciiti per il trasporto di armi. Secondo l’esercito libanese uno dei raid ha colpito dentro la base militare di Al-Abbara, e un altro colpo ha ucciso una persona a Marjayoun, vicino al confine meridionale del Libano.
In risposta, un funzionario israeliano, che ha mantenuto l’anonimato, ha ricordato a Francia e Usa che “secondo il ‘side document’ (firmato da Stati Uniti e Israele parallelamente all’intesa sulla tregua) Tsahal ha il diritto di agire se c’è una minaccia immediata. E questo vale in tutto il Libano”. Alla fine della giornata, poi, l’annuncio dell’Idf della nuova raffica di raid sui sei villaggi, che secondo i media libanesi avrebbe provocato feriti, in risposta ai colpi di mortaio di Hezbollah.
La situazione a Gaza
Intanto al sud, sul fronte di Gaza, i combattimenti non si fermano. Secondo il segretario dell’Onu Antonio Guterres, la Striscia conta attualmente “il maggior numero di bambini amputati per abitante al mondo”. Nel frattempo, a New York, davanti alla sede delle Nazioni Unite manifestanti hanno chiesto che l’organizzazione condanni le atrocità commesse da Hamas contro le donne il 7 ottobre e che venga chiesto il rilascio immediato di 13 donne tenute in ostaggio a Gaza da allora.
La situazione è complessa e delicata
La situazione nel Medio Oriente è estremamente complessa e delicata. La tensione tra Israele e Hezbollah è in aumento, e la minaccia di un nuovo conflitto è reale. La situazione a Gaza è altrettanto preoccupante, con i combattimenti che continuano e un numero crescente di vittime civili. È importante che la comunità internazionale si impegni per trovare una soluzione pacifica al conflitto, e per proteggere i civili.