La lettera di un uomo piegato dal dolore
In una lettera indirizzata ai suoi figli, Greta e Davide, Giovanni Camassa, un agricoltore salentino di 57 anni, si definisce “un uomo piegato dal dolore per una condanna infamante”. A pochi giorni dall’udienza sulla richiesta di revisione del processo, che potrebbe riscrivere il corso del suo destino, Camassa, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio di Angela Petrachi, dal carcere di Lecce manda ai figli il suo lungo sfogo, ribadendo la sua innocenza.
“Un clamoroso errore giudiziario mi ha tolto la vita, la libertà, la dignità e l’onorabilità che meritavo e merito”, scrive Camassa. L’uomo, che si dichiara innocente, aspetta con ansia e terrore l’esito della revisione del suo processo, ma non ha fiducia che la giustizia gli restituirà ciò che gli è stato ingiustamente portato via. “Per la legge sono un assassino, condannato al carcere a vita senza una minima prova”, afferma.
Il delitto di Angela Petrachi e la condanna di Camassa
Angela Petrachi, 31 anni, di Melendugno, madre di due figli, scomparve il 26 ottobre del 2002. Fu trovata uccisa, torturata e brutalmente seviziata l’8 novembre successivo in un boschetto di Borgagne. Sul cadavere e sugli slip non è stato trovato il Dna di Camassa, ma quello di un altro uomo.
Camassa si è sempre dichiarato innocente. Assolto in primo grado per “non aver commesso il fatto”, è stato poi condannato in via definitiva nel 2014 per omicidio aggravato, violenza sessuale e vilipendio di cadavere. I legali dell’agricoltore avevano chiesto la revisione del processo sulla base di nuove emergenze probatorie e nel dicembre 2023 la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che a decidere sull’ammissibilità della richiesta di revisione sia la Corte d’assise d’appello di Catanzaro, che ha fissato l’udienza per il 2 dicembre.
La speranza di giustizia per Angela e la lotta di Camassa
“Non oso sperare nella giustizia per Angela”, conclude Camassa, “perché da più di 20 anni io sono rinchiuso qui mentre il vero assassino è libero come l’aria e non deve fare i conti se non con Dio o la sua coscienza, se mai ne ha avuta una”.
L’uomo, pur non nutrendo speranze per la giustizia in generale, si dice determinato a continuare a lottare per la sua innocenza, soprattutto per i suoi figli. “Lotto ancora, grido la mia innocenza per voi. Pregate per me. Con tanto amore il vostro papà”, conclude la sua lettera.
Considerazioni sulla giustizia e l’errore giudiziario
La lettera di Camassa pone un interrogativo importante sul sistema giudiziario e sulla possibilità di errore giudiziario. Il fatto che sul corpo di Angela Petrachi sia stato trovato il Dna di un altro uomo, e che Camassa sia stato condannato senza prove concrete, solleva seri dubbi sull’attendibilità del processo. Il caso di Camassa ci ricorda che la giustizia non è sempre infallibile e che la ricerca della verità deve essere sempre prioritaria.