Condanna per proselitismo online e finanziamento al terrorismo
Mohamed Nosair, 50 anni, cittadino egiziano con permesso di soggiorno, è stato condannato a 5 anni e 6 mesi di carcere dalla Corte d’Assise di Monza. L’uomo è stato riconosciuto colpevole di aver condotto, insieme a un complice, una “consapevole e deliberata attività di proselitismo via social a favore dell’Isis”, oltre che di aver finanziato donne e vedove di combattenti jihadisti.
Il processo è stato celebrato con rito immediato e la sentenza è stata emessa dopo che il pubblico ministero Alessandro Gobbis aveva chiesto una condanna a 7 anni e 6 mesi di reclusione. La Corte d’Assise ha quindi accolto la ricostruzione del pm, ma ha ridotto la pena di due anni.
Nosair era residente a Sesto San Giovanni, ma la competenza del processo è stata trasferita a Monza in quanto il reato è stato commesso tramite internet.
L’accusa e la difesa
Secondo l’accusa, Nosair e il suo complice, Alaa Refaei, 45 anni, avrebbero mostrato “aperto sostegno all’Isis” attraverso la diffusione di materiale propagandistico online. Entrambi gli imputati si sono sempre difesi sostenendo di avere solo “simpatie” per l’Isis quando combatteva contro Assad in Siria e in Iraq, e che non avrebbero mai agito in modo concreto.
Refaei è stato condannato a 5 anni di carcere con rito abbreviato dal gup milanese Tiziana Landoni.
La lotta al terrorismo online
La condanna di Nosair è un esempio di come le autorità stiano cercando di contrastare il terrorismo online. La diffusione di propaganda e l’incitamento alla violenza online sono diventati un problema crescente negli ultimi anni. Le forze dell’ordine e i servizi segreti stanno intensificando i loro sforzi per monitorare e contrastare queste attività.
Il caso di Nosair dimostra anche come la lotta al terrorismo non si limiti solo alle azioni violente, ma includa anche la prevenzione dell’estremismo e la lotta alla propaganda online.
Il ruolo dei social media nel terrorismo
La condanna di Nosair solleva un importante interrogativo sul ruolo dei social media nel terrorismo. Mentre questi strumenti possono essere utilizzati per scopi positivi, come la diffusione di informazioni e la promozione del dialogo, possono anche essere sfruttati da gruppi estremisti per reclutare nuovi membri, diffondere propaganda e incitare alla violenza. Le piattaforme social hanno un ruolo cruciale da svolgere nella lotta al terrorismo online, e devono intensificare i loro sforzi per identificare e rimuovere contenuti estremisti e per collaborare con le autorità.