Un Viaggio Artistico di Quasi Sessant’anni
La mostra “1924-2024: cento anni di Saverio Barbaro”, a cura di Marco Dolfin, celebra il centenario della nascita dell’artista veneziano nelle sale di Palazzetto Tito, sede della Fondazione Bevilacqua La Masa. L’esposizione, che conclude le iniziative per il centenario, presenta 40 opere che illustrano un percorso artistico che ha attraversato quasi sessant’anni, muovendosi su più terreni: Europa, Africa, Medio Oriente, ma con le figure umane e i paesaggi quali costanti.
Il percorso espositivo si apre con le prime opere di Barbaro, realizzate negli anni Quaranta, tra cui una piccola natura morta del 1943, una veduta di Torcello (1946) e una Chiesa della Salute (1947). Queste opere anticipano “Primavera asolana”, il dipinto che segnò il debutto artistico di Barbaro nel 1948 alla mostra collettiva dell’Opera Bevilacqua La Masa a Venezia.
Dalle Atmosfere Veneziane ai Paesaggi Berberi
Le prime opere di Barbaro sono dedicate alle atmosfere veneziane e lagunari, alle isole. Tra queste, “Case a Burano” del 1949, dove compaiono per la prima volta delle campiture di colori che riemergeranno fino a diventare dominanti qualche decennio dopo. Il richiamo internazionale, i viaggi all’estero, l’attrazione per mondi diversi, compaiono già nella seconda sala, quella degli anni Cinquanta, con Parigi, l’Olanda, il nord della Francia caro ai post-impressionisti e al veneziano Gino Rossi (1884-1947).
Negli anni Sessanta, Barbaro attraversa un periodo cosiddetto del “realismo esistenziale” e i colori si fanno cupi, mentre forte è la denuncia sociale contro la violenza, specie nei confronti delle donne (“Violenza” è un olio del 1966), contro gli orrori della guerra e del nazismo. Negli anni Settanta, invece, si assiste a una svolta coloristica, con la luce, i ritratti di donne e i paesaggi berberi, testimonianze artistiche dei viaggi in Africa che prendono forma sulle tele.
Un Incontro tra Culture
I viaggi in Africa, iniziati alcuni anni prima, segnano l’avvio di un ideale ciclo di lavori che stabilisce un felice incontro tra culture, modi e vite diverse. Questo percorso accompagnerà Barbaro, non a caso descritto come “l’orientalista”, fino agli ultimi giorni, mentre il suo amore per la sua città natale, Venezia, rimane costante.
La mostra “1924-2024: cento anni di Saverio Barbaro” offre un’occasione unica per ripercorrere la carriera di un artista che ha saputo unire la sua passione per la sua città natale con l’attrazione per mondi lontani, creando un percorso artistico ricco di fascino e di suggestioni.
Un Artista Tra Due Mondi
L’opera di Saverio Barbaro rappresenta un ponte tra due mondi, quello veneziano e quello africano, tra la tradizione e l’innovazione. La sua arte è un’esplorazione continua di identità e di culture, un viaggio alla scoperta di se stessi e del mondo. La sua capacità di unire la sua passione per la sua città natale con l’attrazione per mondi lontani è un esempio di apertura e di dialogo interculturale, un messaggio di speranza in un mondo sempre più globalizzato.