La guerra riesplode, i civili intrappolati
La guerra in Siria è riesplosa, con i civili che pagano il prezzo più alto della violenza. Ad Aleppo, la situazione è drammatica, con gli schieramenti in guerra che si danno battaglia e i civili bloccati in un limbo di morte e caos. L’ambasciata italiana a Damasco segue la situazione minuto per minuto, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani che esprime un “moderato ottimismo” su un epilogo positivo per i 120 italiani e italo-siriani in città. Un piccolo gruppo è pronto a partire con un convoglio delle Nazioni Unite diretto a Damasco, ma la speranza è che il convoglio riesca a partire al più presto, prima che la situazione degeneri ulteriormente.
La testimonianza di un operatore della Caritas Italiana
Davide Chiarot, operatore della Caritas Italiana che vive non lontano dal centro di Aleppo, nella Comunità del Movimento dei Focolari, racconta la paura e le difficoltà di lasciare la città. “L’ambasciata francese stava organizzando un convoglio sperando di uscire da Aleppo ma per oggi non è possibile, sembra siano in aumento gli scontri nelle aree fuori dalla città”, ha raccontato Chiarot, che si trova in Siria da due anni.”La preoccupazione maggiore delle persone è quella di far scorte, non si sa bene cosa può succedere e la gente cerca di prepararsi portando a casa quello che può”, ha raccontato Chiarot, spiegando che nel quartiere dove vive i servizi come acqua e luce sono regolari. “Ogni tanto da lontano si sentono dei colpi, e c’è molta preoccupazione per l’evoluzione della situazione. Il problema è lasciare Aleppo: l’autostrada che porta a Damasco è chiusa da giorni e percorrere la strada alternativa è abbastanza complicato. Si sono create lunghe file di pullman e auto: normalmente da Aleppo per raggiungere Damasco ci vogliono 6 ore, in questo momento si può arrivare anche impiegarne 24.”
Il rischio di un “collasso migratorio”
Il ministro Tajani ha espresso preoccupazione per il rischio di un “collasso migratorio”, che riporta alla memoria l’esodo record dei rifugiati siriani nel 2015. “Sono molto preoccupato per quello che sta accadendo in Siria, per le migliaia di morti che rischiamo di avere ancora. Siamo a livello di centinaia ma, se scoppia una guerra civile, ci saranno delle ricadute anche migratorie, così come ci sono state in occasione della prima guerra civile siriana.”Il vicepremier ha però assicurato che i ribelli “hanno fatto sapere che non ci sono pericoli per i cittadini che non sono combattenti, e in modo particolare c’è attenzione sugli italiani. Siamo convinti che le cose per quanto riguarda i nostri cittadini”, 300 in totale in Siria, “possano andare nella giusta direzione.”
La speranza di un trasferimento in salvo
La speranza è di trasferire il prima possibile i connazionali, mettendoli in salvo da una guerra che continua a mietere vittime: da mercoledì oltre 400 persone sono rimaste uccise negli scontri, 61 i civili accertati.La situazione è delicata e la preoccupazione è alta, ma l’ambasciata italiana sta lavorando senza sosta per garantire la sicurezza dei suoi cittadini.
La guerra in Siria: un ciclo di violenza che non si ferma
La guerra in Siria è un conflitto che dura da oltre un decennio, con un impatto devastante sulla popolazione civile. La ripresa delle ostilità ad Aleppo è un’ulteriore dimostrazione della fragilità della situazione e della necessità di trovare una soluzione pacifica al conflitto. La comunità internazionale deve impegnarsi per porre fine alla violenza e garantire la sicurezza dei civili, in particolare di quelli che si trovano in zone di guerra.